Interpretiamo l’esistente ordinandolo, da tutto l’essere individuiamo una parte e dandole un nome la riponiamo secondo un certo ordine in uno scaffale personale, pronta all’uso. Con semantiche misere o congrue, precisi o equivocando, inventariamo l’universo separando i soggetti dagli oggetti per sistemarli, per prescrizione o scelta personale, in specifiche e differenti categorie. Quantifichiamo e ordiniamo anche enti che non ci sono da nessuna parte eppure sono ovunque come i numeri, il tempo e le idee. I filosofi per intendersi rapidi tra di loro chiamano tale processo ontologia, disciplina che con altri nomi ognuno, consapevolmente o ingenuamente, esercita tutti i giorni.
Sistemati gli enti consideriamo le relazioni tra essi e col tutto, approccio che gli specialisti chiamano mereologia atto che ognuno consapevolmente o ingenuamente fa.
Inventariato ciò che c’è in parti interconnesse proviamo a definire ciò che ogni ente è, parte della filosofia denominata metafisica, disciplina che ognuno più o meno consapevolmente esercita a raffica.
A differenza dall’ingenuo il consapevole analizzerà il processo che utilizza per interpretare la realtà così da scorgere possibili equivoci, errori e parzialità. Metodo poco frequentato dalla gente comune che i filosofi chiamano gnoseologia, teoria della conoscenza e anche epistemologia.
Eruditismo? Per come la vedo proprio l’opposto perché percorso necessario per vedere e vivere un po’ meglio, accidenti permettendo. Inderogabile stimolo per comprendere da onorare insieme - guardandoci attorno e indietro possiamo incontrare chi ha percorso la strada con impareggiabile arguzia - ognuno a modo suo, visto che «un uomo può fare come vuole, ma non può volere come vuole» (Schopenhauer), per miriadi di fattori e complesse dinamiche che gli sfuggono di mano.
In fin dei conti ognuno è un bel po’ quello che si merita, si permane ingenui per indolenza si diventa consapevoli remando di brutto. Il problema è che permane una separazione tra gli intellettuali e la gente comune, i primi talvolta altezzosi nella loro bolla, i secondi non di rado per pigrizia superficiali, con responsabilità personali precise di quelli e di questi.
Letto 1026 volte
Pubblicato in
Filosofia di strada