BLOG DI BRUNO VERGANI

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Mercoledì, 27 Luglio 2016 09:42

Recidiva

Scritto da 

Intelligente, erudita e con un paio di zie suore, se ben ricordo una di clausura, ma anche quest’anno è ricaduta, proprio come quella volta che credeva i vangeli scritti in presa diretta, come fanno gli inviati del telegiornale, invece che storia scritta tempo dopo gli avvenimenti narrati.
Ieri dopo aver partecipato alla messa di suffragio, trigesimo della vicina di casa, mi ha riferito di un orologio pacchiano e degli avambracci pubescenti del sacerdote durante l’elevazione. Avevo commentato: «Avambracci pelosi di Cristo stesso», ma lei era rimasta perplessa dell’annotazione ontologica, mica ci credeva che se ti intrattieni col prete peloso a bere un caffè hai a che fare con un uomo, ma quando officia i sacramenti è Cristo stesso.

Urge un ripasso del catechismo cattolico così da non equivocare il sacerdote cattolico col pastore protestante permanendo nel peccato. Estrapoliamo:

CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, ARTICOLO 6
IL SACRAMENTO DELL'ORDINE
In persona di Cristo Capo
1548 Nel servizio ecclesiale del ministero ordinato è Cristo stesso che è presente alla sua Chiesa in quanto Capo del suo corpo, Pastore del suo gregge, Sommo Sacerdote del sacrificio redentore, Maestro di verità. È ciò che la Chiesa esprime dicendo che il sacerdote, in virtù del sacramento dell'Ordine, agisce « in persona Christi Capitis » – in persona di Cristo Capo.
« È il medesimo Sacerdote, Cristo Gesù, di cui realmente il ministro fa le veci. Costui se, in forza della consacrazione sacerdotale che ha ricevuto, è in verità assimilato al Sommo Sacerdote, gode della potestà di agire con la potenza dello stesso Cristo che rappresenta ("virtute ac persona ipsius Christi") ».
  « Cristo è la fonte di ogni sacerdozio: infatti il sacerdote della Legge [antica] era figura di lui, mentre il sacerdote della nuova Legge agisce in persona di lui ».
1549 Attraverso il ministero ordinato, specialmente dei Vescovi e dei sacerdoti, la presenza di Cristo quale Capo della Chiesa è resa visibile in mezzo alla comunità dei credenti. Secondo la bella espressione di sant'Ignazio di Antiochia, il Vescovo è, come l'immagine vivente di Dio Padre.
1550 Questa presenza di Cristo nel ministro non deve essere intesa come se costui fosse premunito contro ogni debolezza umana, lo spirito di dominio, gli errori, persino il peccato. La forza dello Spirito Santo non garantisce nello stesso modo tutti gli atti dei ministri. Mentre nell'amministrazione dei sacramenti viene data questa garanzia, così che neppure il peccato del ministro può impedire il frutto della grazia, esistono molti altri atti in cui l'impronta umana del ministro lascia tracce che non sono sempre segno della fedeltà al Vangelo e che di conseguenza possono nuocere alla fecondità apostolica della Chiesa.
1551 Il sacramento dell'Ordine comunica « una potestà sacra », che è precisamente quella di Cristo.
1584 Poiché in definitiva è Cristo che agisce e opera la salvezza mediante il ministro ordinato, l'indegnità di costui non impedisce a Cristo di agire. Sant'Agostino lo dice con forza:
« Un ministro superbo va messo assieme al diavolo; ma non per questo viene contaminato il dono di Cristo, che attraverso di lui continua a fluire nella sua purezza e per mezzo di lui arriva limpido a fecondare la terra. [...] La virtù spirituale del sacramento è infatti come la luce: giunge pura a coloro che devono essere illuminati e, anche se deve passare attraverso esseri immondi, non viene contaminata ».

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