“Veglierà su di voi dall’alto” recita la retorica delle nostrane condoglianze. Forse hanno di meglio da fare che permanere ad oltranza insonni posizionati in fissa elevazione dal suolo per controllarci come fossimo dei rimbambiti. In fin dei conti meglio quella singolare spiegazione teologica, quella realtiva all'ascensione, quella un po’ bizzarra che interpreta il cielo non lassù, ma simbolo della struttura intima della materia che vede Gesù Cristo entrarci dentro per diventarne consistenza.
Ricordo che avevo sofferto per la morte di mio padre lo pensavo e mi mancava. Trascorso qualche mese avevo trovato le sue scarpe nel ripostiglio, quelle vissute, stivaletti marroni logori che usava per lavorare in campagna. Siccome dovevo sistemare il prato li avevo calzati. Nel tagliare l’erba pensavo a lui e nel guardarmi le scarpe avevo sentito la sua presenza dentro di me, più o meno nello stomaco. Percezione inequivocabile: era partner vivo in me. In quell’esperienza un po’ antropofaga il dolore si era sciolto. Inaspettatamente potenti le scarpe.