BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Venerdì, 11 Settembre 2015 11:40

Se ci sei batti un colpo

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Mettersi a psicoanalizzare le religioni orientali potrebbe rivelarsi operazione da perfetti deficienti.
Così un po’ saggio le onoro e forse deficiente osservo che fra le strategie difensive dei deboli si contempla quella evitante, quella che piuttosto di rischiare di perdere preferisce non giocare. Scorgo una versione assoluta e sacra di tale strategia imperversare da Oriente - e anche un po’ dalle nostre parti: alcuni tratti di Plotino, taluni aspetti del Maestro Eckhart, parte della tradizione mistica nostrana e qualche concezione New Age.

E’ la strategia che attacca frontalmente l’Io valutandolo ente impersonale, nonnulla, agglomerato d’irreali apparenze. Io rarefatto, senza memoria, senza storia e correlata biografia mera scatola nera contenente paciughi di ricordi anch’essi irreali, francamente un po’ mi scoccia dopo tutto il remare che ho fatto buttarla via così.

Non solo, dunque, un Io che patologicamente immobile in un angolo schiva l’azione per non rischiare di perdere, ma un Io che per evitare ogni insuccesso si auto-omette da sé medesimo negando addirittura di esserci. Non mi sembra mica tanto sano, evoca un otorinolaringoiatra che si fa passare il mal di gola con un preciso colpo di pistola alla tempia: successo garantito. Forse meglio l’italico esigere d’avere un Creatore con forte personalità, geloso e anche esigente, così da andare all’inferno sia pure per l’eternità ma con l’Io pimpante e integro.

Ultima modifica il Sabato, 12 Settembre 2015 09:15

3 commenti

  • Link al commento marina.cavallari Sabato, 12 Settembre 2015 17:05 inviato da marina.cavallari

    caro Bruno al tuo "italico Creatore" con tutte quelle qualità preferisco il Ch'i , il campo, che non solo è l'essenza soggiacente a tutti gli oggetti materiali, ma trasporta anche le loro interazioni reciproche sotto forma di onde. La fisica moderna adotta il concetto di campo e studia l'essenza della materia in un contesto diverso: non più il visibile/le particelle ma l'entità soggiacente ad esse, il campo. In questo contesto la presenza di materia è solo una perturbazione dello stato perfetto del campo in quel punto, si potrebbe classificare come qualcosa di accidentale, un "difetto".....

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  • Link al commento Bruno Vergani Sabato, 12 Settembre 2015 17:47 inviato da Bruno Vergani

    Riporto i commenti di cari amici.

    Da Paolo Polli. divertente e paradossale. In effetti tutta sta politica contro l'io, vista da un certo punto di vista sembra essere una specie di suicidio. E'la nostra tradizione culturale claudicante a non fornirci i mezzi adatti a indicarci i modi per gestire il nostro io in modo meno nevrotico. Ed è la paura atavica del "non essere" che ci spinge in modi sempre più raffinati ed attaccarci all'idea di poter fare qualcosa per tutelarci da un'inevitabile cancellazione totale.

    Da Filippo Falzoni Gallerani. Caro Bruno, son d’accordo con te sul fatto che molti praticano l’evitamento, perché fanno cattivo uso di una filosofia che non comprendono. Rispondo non per contrappormi ma per ricordare anche la parte sana della storia.Secondo i saggi ciò che siamo veramente non è un'ameba newage sempre sorridente o del tutto inesistente, ma il vero noi stessi che abbraccia dimensioni più ampie e profonde. L'autenticità dell'essere è una base ma siamo qualcosa di più che la “persona”, la maschera, la storia personale. Il nostro essere totale (di cui "l'io" è solo un’aspetto superficiale) è la somma di atomi un numero inimmaginabile (non locali) molecole, cellule ecc. e dei mondi sottili che interconnettono ogni particella, portiamo in noi anche la memoria collettiva degli antenati e della specie ecc. … quindi siamo un’espressione dell'intelligenza creativa dell'universo, non un avvocato un erborista un marito o la somma di tutte le esperienze vissute ecc. Quante volte Nisargadatta ripete e ci dimostra che se smettiamo di identificarci esclusivamente con il corpo, con l'io sociale ecc. possiamo davvero agire responsabilmente e attentamente secondo ciò che il Sè vuole nella spontaneità del qui e ora. E’ questa la trascendenza dell’io.Certo la storia personale è importante e come diceva Keats: "Chiama il mondo la valle del fare anima e allora comprenderai a che serve il mondo". Ma quando si realizzata la natura profonda dell'essere, la storia personale e le immagini di sè perdono ogni importanza. Il paradosso allora è: “Proprio perché ha un io, lo realizza completamente!” Un fraterno abbraccio.

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  • Link al commento Bruno Vergani Sabato, 12 Settembre 2015 17:51 inviato da Bruno Vergani

    Cari Paolo, Marina e Filippo grazie per i contributi.
    Mi sembra che Filippo colga e indichi un possibile superamento dell’aporia e antinomia del post, così chiamano i filosofi l’incertezza del ragionamento di fronte a due argomenti entrambi possibili ognuno dei quali dimostrabile come vero.

    Integro la sintesi di Filippo considerando che, per quanto ho appreso, in fisica quantistica non esistono "cose" ma accadimenti prodotti da interazioni: mutua azione tra sistemi, campi e corpi, che via, via, relazionandosi creano letteralmente l’esistente. Eventi sì provvisori e addirittura modificabili rispetto al punto di osservazione e dall'osservatore medesimo, eppure in questo fluttuare avvenimenti, via via, di volta in volta, riscontrabili e reali.
    Se così ipotizzo che per la potenzialità letteralmente creatrice delle forze in gioco, la responsabilità del particolarissimo, in quanto cosciente, ente uomo invece di dissolversi aumenta.

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