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Riporto i commenti di cari amici.

Da Paolo Polli. divertente e paradossale. In effetti tutta sta politica contro l'io, vista da un certo punto di vista sembra essere una specie di suicidio. E'la nostra tradizione culturale claudicante a non fornirci i mezzi adatti a indicarci i modi per gestire il nostro io in modo meno nevrotico. Ed è la paura atavica del "non essere" che ci spinge in modi sempre più raffinati ed attaccarci all'idea di poter fare qualcosa per tutelarci da un'inevitabile cancellazione totale.

Da Filippo Falzoni Gallerani. Caro Bruno, son d’accordo con te sul fatto che molti praticano l’evitamento, perché fanno cattivo uso di una filosofia che non comprendono. Rispondo non per contrappormi ma per ricordare anche la parte sana della storia.Secondo i saggi ciò che siamo veramente non è un'ameba newage sempre sorridente o del tutto inesistente, ma il vero noi stessi che abbraccia dimensioni più ampie e profonde. L'autenticità dell'essere è una base ma siamo qualcosa di più che la “persona”, la maschera, la storia personale. Il nostro essere totale (di cui "l'io" è solo un’aspetto superficiale) è la somma di atomi un numero inimmaginabile (non locali) molecole, cellule ecc. e dei mondi sottili che interconnettono ogni particella, portiamo in noi anche la memoria collettiva degli antenati e della specie ecc. … quindi siamo un’espressione dell'intelligenza creativa dell'universo, non un avvocato un erborista un marito o la somma di tutte le esperienze vissute ecc. Quante volte Nisargadatta ripete e ci dimostra che se smettiamo di identificarci esclusivamente con il corpo, con l'io sociale ecc. possiamo davvero agire responsabilmente e attentamente secondo ciò che il Sè vuole nella spontaneità del qui e ora. E’ questa la trascendenza dell’io.Certo la storia personale è importante e come diceva Keats: "Chiama il mondo la valle del fare anima e allora comprenderai a che serve il mondo". Ma quando si realizzata la natura profonda dell'essere, la storia personale e le immagini di sè perdono ogni importanza. Il paradosso allora è: “Proprio perché ha un io, lo realizza completamente!” Un fraterno abbraccio.