L'affermava Hegel, lo sosteneva Freud: l’uomo è caratterizzato da desiderio. Lo sentenziava, a modo suo, anche Gesù: “dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.”
Nell’osservare che senza tale motore stramazzo nel catatonico lo dico anch’io perplesso delle indicazioni di un certo pensiero Orientale e dell’ascetismo schopenhaueriano che individuano l'origine del dolore nel desiderio di esistere: otorinolaringoiatri capaci di far passare all’istante il mal di gola con un colpo di pistola alla nuca: successo garantito, incontestabile. Forse meglio Hegel, Freud e Gesù di Nazareth.
Ma come si è costituita tale forza motrice? Appurato che un gatto, se sano, desidera più di un’ameba e di norma un uomo più di un gatto, probabilmente l’umano desiderio si è prodotto per lentissimo evolversi di forze e moti della natura che - dall’inorganico all’organico, dall’organico all’individuo, dall’individuo al soggetto - hanno assunto gradualmente tale specifica forma; nondimeno, vista la sorprendente peculiarità di tale accadimento, non possiamo escludere che il desiderio si sia attivato d’un botto stimolato da precisa e improvvisa eccitazione esterna. Quale? Quando? Come? E Perché?
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Filosofia di strada
2 commenti
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Venerdì, 10 Luglio 2015 11:54
inviato da Pietro
Mi capita con gli amici buddisti delle nostre cenette filosofiche di protestare contro la loro pretesa di soppressione del desiderio (e, conseguentemente, dello stesso soggetto desiderante). Se mai, platonicamente, possiamo sperare che il desiderio di cose e corpi belli possa evolvere ed investire anche oggetti spirituali, artistici etc. senza per questo escludere il piacere di un materialissimo gelato in una giornata afosa.