Me ne sento quaranta ma vado ai sessanta. Così vecchio? Com’è accaduto? Dei periodi saranno sicuramente trascorsi tanto rapidi da sfuggire al ricordo. Per farli emergere dall’oblio, così da individuarli, ho riportato gli anni della mia esistenza correlati dai relativi compleanni: «1957 un anno, 1958 due anni, 1959 tre…» fino a oggi; integrando date e corrispondenti età con annotazioni di avvenimenti personali e storici un minimo significativi per ravvivare meglio i vari periodi, così da rammentarli.
Nell’analizzare il rendiconto è emerso preciso tutto il tempo “sparito”: anni accomunati dalla medesima caratteristica, tempi nei quali avevo eseguito ripetutamente le stesse cose ottemperando al regime imperativo di guadagnare denari lavorando per costruire famiglia e casa.
A ben vedere ci sono dentro ancora. Compiere il proprio dovere accorcia la vita?
Non è detto, mica tutti i regimi sono necessariamente imperativi, anzi compiere puntualmente il personale lavoro migliora la vita, lunga o corta che sia. E’ invece il funzionamento sistematico, obbligato, continuo e obbediente, teso a ottemperare imposizioni -non necessariamente esterne1- che abbrevia percettivamente la durata esistenziale. Talvolta non solo la percezione.
1 riguardo "esterni" imperativi storico-sociali e correlate psicologie di ispirazione marxista vedi qui