La scorsa settimana aveva fatto manovra sul piazzale dell’erboristeria per fermarsi col muso dritto, dritto, verso l’uscita. Sul retro del camion c’era scritto:
«TRASPORTO SPECIALE CAVALLI MURGESI».
Era sceso uno un po’ trasandato, alto, sulla trentina coi capelli neri ricci. Abbronzantissimo era entrato deciso:
«Dotto’ faccio sesso sei/sette volte allu jurnu e alla settima calo nu piccu.».
Nell’espormi la problematica aveva ondeggiato il bacino per sette volte e con la mano destra stringeva il pugno mentre muoveva rapido avanti e indietro il braccio simulando ritmica, profondissima, penetrazione.
Stavo per chiedergli se lo facesse con i cavalli o in subordine, nel caso lo facesse con donna, se fosse sempre la stessa, ma zitto gli avevo dato le capsule di Damiana mix, quelle con dentro anche Cola, Muira Puama e Santoreggia. Mi aveva messo sul banco otto euro e poi stretto la mano fino quasi a rompermela per dar prova che l’aveva dura per davvero.
Oggi risento rumore di camion che fa manovra sul piazzale e eccolo rientrare deciso:
«Buonissima dotto’! Dammene un autru boccaccio di pillole!».
Non so perché ma gli ho lanciato il flacone sul banco come si fa coi boccali di birra nei film di Sergio Leone. La mano glie l’ho data strana, col pollice all’insù, come nel braccio di ferro: legittima difesa.