Avellino periferia sud, Capodanno, ore 11.15. Il fruttivendolo del mercato spara un botto avanzato la notte passata mentre a Vienna il commendatore è là, in prima fila, al Concerto di Capodanno della Filarmonica. Uno è pieno di debiti, tradisce la moglie e tifa l’Avellino, l’altro dirige una banca e ama, fedele, la musica di Johann Strauss, padre.
Appaiono diversi, eppure nati entrambi senza averlo chiesto, in luoghi e da genitori non scelti, costituiti da DNA che non hanno meritato sono molto più simili di quel che sembra: entrambi hanno abdicato alla loro sovranità personale adeguandosi, prevedibili, alla storia e alla società a loro prossime.
Nell’omettersi si sono condannati a conformazione nell’annichilente Mondo della storia. Peccato: valevano di più.
Storicizzarsi e socializzarsi è inevitabile ma è anche un po’ morire.