Serata di autunno, Palermo. Ingurgito una polpetta al pesce spada affumicato e l’amico filosofo e teologo mi chiede:
«Quante nature in Cristo secondo la dottrina cattolica?”
E io - considerando la natura divina e nel contempo umana di Gesù Cristo - rispondo: «Due» e bevo un sorso di vino per inghiottire un pezzo di polpetta rimasta a metà esofago.
L’amico a raffica: « E quante persone? Non per te e neanche per me, ma secondo la cristologia cattolica».
In difficoltà pensavo cosa si dovesse mai intendere per “persona”. L’amico perplesso dall’impasse (visti i miei trascorsi cattolici) chiarisce: «Persona come ipostasi, insomma l’Io.»
E io equivocando natura e persona rispondo ancora: «Due! » al pari di un ibrido Toyota. Errore!
Pensando alla Trinità mi correggo rapido: «Tre». Errore!
Per esclusione affermo: «Una». Risposta esatta. Per la dottrina cristologia cattolica l’Io di Cristo è proprio e solo divino.
A Taranto quando una ragazza apprezza il neomelodico napoletano dicono che è cozza dentro; la dottrina Cattolica che Gesù è Dio dentro. Se l’avessi saputo prima non mi sarei attardato più dello stretto necessario (qualche minuto) in ambienti cattolici: mica mi piace essere amico di uno che ha Dio invece dell'Io.
Inaspettatamente utile la teologia.