BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Lunedì, 02 Settembre 2013 21:32

Santa istituzione: la persona.

Scritto da 

Nella dottrina ecclesiologica cattolica il vescovo è per il sacerdote ‘segno’ tangibile della presenza divina. Che dunque il pastore fischi e la pecora obbedisca è prassi diffusa. Anche se talvolta i pastori argomentano invece di zufolare e le pecore prendono personale iniziativa invece di soggiacere acriticamente alle indicazioni dell’autorità, in ogni caso, per la concezione dottrinale cattolica, sono proprio e solo gli atti di obbedienza o disobbedienza nei confronti dei ‘superiori’ a definire pregio o miseria del ‘subalterno’ a prescindere dal suo reale operato. Mera faccenda di metodo: prima riconosci Iddio presente nello spazio e nel tempo attraverso la figura dell’autorità ecclesiastica obbedendogli, poi - ben chiarite le parti - si valuteranno persone e discuteranno accadimenti.

Conforme a tale concezione ecclesiologica è il contenuto della lettera inviata dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola a don Giorgio De Capitani. Difforme a tale concezione è il pensiero del destinatario. L’arcivescovo ordina al sacerdote, per  presupposta incompatibilità ambientale e in conseguenza di sopraggiunti limiti di età, il trasferimento da un borgo dei colli brianzoli, dove aveva implementato una viva comunità, a un altro. Don Giorgio contestando le motivazioni addotte nella lettera enuclea all’arcivescovo i motivi reali del ridimensionamento sociale del suo sacerdozio conseguente al trasferimento: una gerarchia ecclesiastica che difende il proprio primato su quello della persona, di tutte le persone, e punisce i disobbedienti alla linea imposta. La vicenda migra così dalla cronaca provinciale alla storia universale: due concezioni confliggono, quella dell’arcivescovo che, riferendosi alla tradizione, afferma di rappresentare Iddio in terra e quella di don Giorgio che, riferendosi ai Vangeli, vede invece il Soggetto (ogni soggetto) sovrano, ogni persona istituzione in sé, istituzione primaria che le altre istituzioni, ecclesiale in primis, dovrebbero valorizzare e servire invece di comandare. Posizioni contrastanti che evocano archetipi universali e esprimono paradigmi storici.

Avevo compreso anni fa la potenza dell’ “Istituzione del Soggetto” nel fuoriuscire dai Memores domini a freddo, rapido, senza preavviso, dopo una notte un po’ insonne dove, tirando onestamente le somme, avevo concluso che Comunione e Liberazione, i Memores, la Chiesa cattolica, e forse anche Dio, erano una invenzione umana, una cattiva idea.
Vi sono molteplici modalità per scioglere un nodo di quel tipo e io avevo - forse con poca fantasia - optato per l’uscita rapida, completa, definitiva, con sbattimento di porta. Il mio più alto responsabile nella piramide gerarchica don Giussani - ai tempi riferimento autorevole anche per l’allora don Angelo Scola – informato dell’ “evasione” in atto mi aveva telefonato mentre facevo le valigie per “ordinarmi” di raggiungerlo immediatamente. A suo dire non avrei potuto andarmene senza prima aver parlato con lui. Mi aveva fatto presente, preoccupato per me ed in perfetta coerenza con la sua concezione di Chiesa, che senza il suo beneplacito nel congedarmi dal gruppo monastico, non sarei più stato tranquillo nel rapporto con Dio. Potevo anche andarmene ma, per il mio equilibrio, solo nell’obbedienza (la recentemente lettera inviata da Scola a De Capitani testimonia la precisa e fedele impostazione ecclesiologica giussaniana dell’arcivescovo di Milano). Avevo risposto a don Giussani che non sarei andato da lui ma, se tanto ci teneva, avrebbe potuto venire lui da me. Così Giussani, che era uno con l’intelligenza rapida, aveva subito compreso che in quel mio disconoscere l’autorità che rappresentava non credevo più né a lui e - in coerenza con me stesso e la nostra storia - neppure al suo dio, così ognuno è andato avanti per la sua strada.

E’ stato facile andarmene. Solo un certo sconcerto per la spiazzante meraviglia nel constatare quanto fosse potente la facoltà di essere libero, di dire personalmente no a duemila anni di tradizione, di teologia e di potere dentro i quali mi ero liberamente infognato e che, per la medesima personale libertà-autorità, stavo abbandonando. Nessuno poteva far nulla per impedirmelo: l’istituzione-costituzione personale è primaria, inopinabile, più potente di tutte le altre. La scelta si è rivelata, negli anni a seguire, sana e proficua, eppure a Giussani una cosa la riconosco: ci metteva la persona, ci metteva la faccia, aveva gli attributi per condurre tali accadimenti in presa diretta, mai si sarebbe attardato a inviare una lettera-decreto ispirata al diritto canonico.

Ultima modifica il Lunedì, 02 Settembre 2013 21:50

8 commenti

  • Link al commento Paolo Masia Giovedì, 05 Settembre 2013 11:51 inviato da Paolo Masia

    Cari sig. Vergani, nel leggere questo articoo (di cui non condivido una parsola), qualche considerazione è d'òbbligo. Specialmente, è fuori luogo parlare di "intrupamenti" laddove non ce ne sono, visto che Don Giussani non ha mai costretto nessuno ma ha offerto a tutti le ragioni per cui è dentro la Chiesa Cattolica ch la pienezza della Presenza di Cristo si trova, è riconoscibile. Ed è solo da questo che un vero ecumenismo è possibile, tanto è vero che noi si dialoga con TUTTI, con gli ebrei, i laici, gli islamici. E queste ragioni non le ha "inventate" lui, le ha tratte non solo dalla tradizione, ma dal Vangelo e dalla dinamica con cui,nel Vangelo, sono descritti gli incontri che faceva lo stesso Cristo. Mi riferisco alla categoria che lui chiama "avvenimento". . INoltre, vorrei proprio sapere cosa intenda lei per "libertà" e da dave prenda la contrapposizione tra tradizione (quei 2000 anni di cui si è "liberato") e "libertà", quella libertà di cui lei dice di godere da quando ha lasciato i Memores Domini. Infine, mi spiace dirlo, rispetto ma non condivido l'uso che lei fa della parola "sanità", visto che di malati da queste parti non ne conosco. Tornando al concettto di "libertà", mi pare che lei lo confonda con "libertà di fare ciò che voglio" (a patto che non leda lo stato, o quello che il Giuss - sulla scorta della tanto odiata da lei "tradizione" e del Vangelo - chiama POTERE). Allora, sono costretto a ricordarle che TUTTE le principali dittature o sistemi di potere novecentesche sono nate proprio dal RIFIUTO dell'uomo, dal RIGETTO dell'uomo ad ammettere che non è lui che decide NULLA della sua vita. Per cui, ultimamente, nulla di buono può venire da questo rifiuto, nè dalla sua INESISTENTE contrapposizione tra tradizione e Vangelo. Nè tantomeno dal cicaleccio moralista di cui ogni tanto si sente il rumore, secondo cui ci si scandalilzza perchè Cristo ha scelto (o meglio: FONDATO) un'istituzione come la Chiesa, luogo fatto di Santi e peccatori, per continuare la Sua Presenza qui sulla terra. Non sarebbe male se, oltre agli ORRORI teologici di certi preti sessantottini, riprendesse in mano un vecchio e bellissimo romanzo che insiste su tema della libertà e che per questo il Giuss ci consigliava: CON QUALE AUTORITA', di Robert Hugh Benson.
    La saluto con amicizia

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  • Link al commento cattolico Giovedì, 05 Settembre 2013 17:29 inviato da cattolico

    Caro signor Vergani,
    raffrontare la sua scelta con la situazione di don Giorgio De Capitani, non rende omaggio al suo percorso umano e, penso, cristiano.
    Il prete di cui parliamo ha formato una comunità senza popolo, solo i suoi quattro gatti o gatte che si dicono suoi sostenitori: i parrocchiani subiscono, chi può partecipa alla Messa in altra chiesa e chi non può prega Dio di liberarlo da questa situazione di violenza psicologica e morale.
    Certo, persone vengono da fuori, perchè sostengono don Giorgio nel suo insulto alla Chiesa, che di nemici ne ha sempre avuti molti, ma lo possono ascoltare a Dolzago, nella Messa delle 18, di domenica.
    Non so se il cardinale o il vicario siano sante persone, ma per chi ha scelto di essere nella Chiesa, ci si affida a Dio e, da cattolici, al papa e al proprio vescovo.
    Don Giorgio non farà ricorso perchè sa che a Roma sono giunte tante lamentele e richieste di allontanamento per lo stesso di cui parliamo, per cui io penso che ritenga di essere addirittura rimproverato.
    Se egli ritiene di avere veramente una comunità, ci lasci libera la parrocchia e se ne vada in altra sede, perchè nelle comunità si sceglie di entrare, non vengono imposte a forza!
    Siamo persone libere di scegliere, anche quando si tratta di entrare nel gregge!
    Chi vuole lo segua.
    Comunque, secondo me, qui si trata più di problemi psichiatrici che religiosi!

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  • Link al commento Bruno Vergani Giovedì, 05 Settembre 2013 18:47 inviato da Bruno Vergani

    @Paolo Masia.

    Dunque, Sig. Masia, provo a mettere un po’ di ordine al suo commento per permetterne la comprensione ai lettori del Blog. Nel caso di imprecisioni o omissioni mi informi che rettifico o integro.

    Nel leggere questo mio articolo, del quale non condivide una parola, avverte l’urgenza e l’obbligo di esprimere considerazioni nel merito:
    afferma che don Giussani, mai costringendo e mai irreggimentando, si è rivolto alla libertà di tutti offrendo valide ragioni dell’ “Avvenimento” cristiano, apertura testimoniata e comprovata dal carisma ecumenico di Comunione e Liberazione.
    Mi chiede, poi, cosa intenda per libertà, puntualizzando l’evidente miseria della concezione illuministica causa di genocidi, contrapposta alla libertà autentica: atto di abbraccio e appartenenza a una alterità, corrispondente - nel caso di specie -
    all’ “Avvenimento” su esposto, evidente sintesi di Tradizione e Vangeli.
    Riscontra, nella personale valutazione di sanità autoespresso, un implicito giudizio di malattia nei confronti degli appartenenti a Comunione e Liberazione che smentisce.
    Nel consigliarmi di non attardarmi nella lettura di preti “sessantottini” mi propone la lettura di Benson “Con quale autorità” e si congeda elargendomi amicizia.

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  • Link al commento Bruno Vergani Venerdì, 06 Settembre 2013 07:54 inviato da Bruno Vergani

    @cattolico. Mi sembra che il raffrontare non coincida con l’appaiare, in quanto il raffronto rileva, oltre a eventuali somiglianze, anche differenze. Nella fattispecie vedo distanti nel metodo, ma sovrapponibili nel merito, la lettera-decreto di Scola a De Capitani e la telefonata che mi fece Giussani.
    Come avrà appurato, non essendo lì, non mi avventuro più del necessario in specifiche valutazioni sul caso preferendo affrontare la tematica a ben altro livello, non per questo rimango indifferente al grave scredito del suo commento nei confronti di don Giorgio del quale mi dispiace.

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  • Link al commento cattolico Sabato, 07 Settembre 2013 20:12 inviato da cattolico

    Lei, signor Vergani, che si dispiace per il giudizio severo che molti di noi danno su don Giorgio, immagini i parrocchiani che devono vedere questo prete rimproverare il proprio vescovo di non avere la sua stessa pastorale e che devono veder irridere perfino l'iniziativa di giornata di digiuno e di preghiera indetta da papa Francesco!
    Ricordiamo che Gesù ha indicato digiuno e preghiera per vincere certi tipi di demonio!

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  • Link al commento Bruno Vergani Domenica, 08 Settembre 2013 11:33 inviato da Bruno Vergani

    @cattolico. Senza ricorrere all’immaginazione so che l’Alta Brianza è un bel posto, ma non fino al punto da infognarsi nel Lambro percependosi parrocchiani invece che universali.

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  • Link al commento cattolico Domenica, 08 Settembre 2013 16:55 inviato da cattolico

    Caro signor Vergani,
    l'invito di papa Francesco è stato tanto universale, da essere rivolto non solo a cattolici e ai cristiani in genere, ma agli appartenenti delle altre religioni e a tutti GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA': più universale di così!!!
    L'adesione è stata entusiasmante e abbiamo partecipato in tantissimi.
    Mi risulta che i tradizionalisti più agguerriti non abbiano aderito, e mi vien da notare come ci sia chi viva di chiacchiere, a tagliar dogmi e moralismi, ma poi si chiuda nel suo piccolo orto a coltivare i suoi fanatismi, chi di un tipo, chi di un'altro.
    Bisogna uscire nel Mondo, il Mondo è il nostro campo, non la nostra stanzetta, attaccati alla sedia che ci siamo ben sistemata. Ci siamo imborghesiti e ci attacchiamo al piccolo posto che ci siamo ritagliati.
    Questa giornata di digiuno e di pace è stato un bell'attacco di PACE al mondo,con popoli di tutte le razze e di tutte le fedi!

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  • Link al commento Bruno Vergani Domenica, 08 Settembre 2013 17:54 inviato da Bruno Vergani

    @cattolico. Probabilmente per eccesso di condensazione mi sono spiegato male. Il mio era un semplice invito a emanciparsi dal provincialismo che scorgevo nel suo precedente intervento, sollecitazione che, per quanto scrive, risulta evidentemente superflua.

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