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Caro signor Vergani,
raffrontare la sua scelta con la situazione di don Giorgio De Capitani, non rende omaggio al suo percorso umano e, penso, cristiano.
Il prete di cui parliamo ha formato una comunità senza popolo, solo i suoi quattro gatti o gatte che si dicono suoi sostenitori: i parrocchiani subiscono, chi può partecipa alla Messa in altra chiesa e chi non può prega Dio di liberarlo da questa situazione di violenza psicologica e morale.
Certo, persone vengono da fuori, perchè sostengono don Giorgio nel suo insulto alla Chiesa, che di nemici ne ha sempre avuti molti, ma lo possono ascoltare a Dolzago, nella Messa delle 18, di domenica.
Non so se il cardinale o il vicario siano sante persone, ma per chi ha scelto di essere nella Chiesa, ci si affida a Dio e, da cattolici, al papa e al proprio vescovo.
Don Giorgio non farà ricorso perchè sa che a Roma sono giunte tante lamentele e richieste di allontanamento per lo stesso di cui parliamo, per cui io penso che ritenga di essere addirittura rimproverato.
Se egli ritiene di avere veramente una comunità, ci lasci libera la parrocchia e se ne vada in altra sede, perchè nelle comunità si sceglie di entrare, non vengono imposte a forza!
Siamo persone libere di scegliere, anche quando si tratta di entrare nel gregge!
Chi vuole lo segua.
Comunque, secondo me, qui si trata più di problemi psichiatrici che religiosi!