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Venerdì, 15 Marzo 2013 10:40

Papa Francesco. Apertura in piazza, giro di vite in casa.

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Immobilità è malattia. Così si può sintetizzare il pensiero di Bergoglio, Papa Francesco, nella sua prima omelia - Cappella Sistina, giovedì 14 marzo 2013.
«La nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va.» Rivolto ai Cardinali presenti e ai cattolici del mondo ha specificato direzione e metodo dell’auspicato moto: camminare irreprensibili, edificare la Chiesa, confessare Cristo. La parola del Papa è stata richiamo al rinnovamento nella coerenza evangelica indirizzato ai vertici ecclesiastici; la citazione dualistica di Léon Bloy - sconcertante esponente della letteratura francese noto per il suo integralismo religioso - : «Chi non prega il Signore, prega il diavolo», valutiamo sia da intendersi come monito ai prelati presenti. Papa Francesco lega il moto storico della Chiesa all’espiazione; sofferenza come condizione per ottenere durata e gloria: «Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.»

Discorso ben diverso da quello mite, finanche democratico, della sera precedente in piazza San Pietro: giro di vite in casa, apertura in piazza.
Il resto è tutto da vedere e non è concessa indifferenza per gli assenti: in piazza la fanfara dei Carabinieri suonava l’inno nazionale e proprio non si capiva dove finisse l’Italia e dove iniziasse il Vaticano. Compenetrazione nostrana che piace ai più: la piazza era strapiena. Chi non c’era dovrebbe interrogarsi dell’incondizionato consenso. Probabilmente Darwin non basta per rispondere alle urgenze di verità e significato dell’umano esistere e la latitanza di laici capaci di dire qualcosa in più ha permesso l’espandersi di deserti di pensiero riempiti da porporati, guardie svizzere e espiazioni.

Ultima modifica il Venerdì, 15 Marzo 2013 11:12

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