Alchimie
Inverosimile che lo spirito si autoproduca dal nulla, per esserci attingerà pure da una qualche materia prima preesistente.
Eppure l’accadere della natura nella sua intrinseca unità che si autogoverna, serba e rivela un continuo superamento degli elementi che la compongono, un po' come succede per il pensiero, incommensurabilmente altro e oltre rispetto allo zucchero che lo produce.
L’accadere del mondo
L'idealista nel suo porsi-opporsi, il genio che escogita soluzioni, l’eroe che resiste, implicitamente affermano:
“Che il mondo avvenga secondo il mio desiderio”,
anche l’imperturbabilità dello stoico e la rassegnata accettazione del santo sono, per certi versi, varianti della stessa concezione antropocentrica, ma che trovano solide ragioni per arrendersi all'ineluttabile piuttosto che resistergli; fiat voluntas tua.
Ma quale sarà invece la weltanschauung di una quercia?
Nirvana VS paradiso
Perché ci sia beatitudine ci vuole qualcuno che la sperimenti, col dissolversi del soggetto s’estingue ogni goduria.
Nel frattempo interporre qua e là
Strana cosa la biosfera, dall’interconnettersi di precisi algoritmi e caso si producono cose singolari, dalla macchia mediterranea alla barriera corallina, fino all’accadere di tutti noi, individualità coscienti d’esserlo, da qui l’esperienza della sofferenza.
Ma non per questo dobbiamo perseguire la negazione della volontà di vivere, visto che il mondo non è tutto tragico e neppure sempre doloroso, in attesa del personale epilogo è forse preferibile, nel frattempo, perseguire una pacata negazione della volontà di vivere evitando di strafare con l'io, interponendo qua e là affermazioni di vita personale nella gagliarda volontà d’esserci.
Tutto sommato anche la natura, nel suo continuo farci e disfarci, è sul punto contraddittoria.
Là dove Logos arranca
Nel regno della logica affermando la necessità escludiamo casualità e libertà, mentre nella vita reale tutti possiamo rilevare il continuo accadere della misteriosa interconnessione tra necessità, libertà e casualità, e così là dove Logos arranca Mythos compensa.
Demitizzando certe cose possiamo sgonfiarle e vederne i caratteri reali, ma nel demitizzarne altre va invece a finire che non capiamo più niente. "Il vivente concreto, come tale, non può venir colto per concetti.” (Romano Guardini, L’opposizione polare).
D-io
Non poche concezioni giudicano l’io nient’altro che un costrutto privo di un nucleo reale, una mera nozione, un’estemporanea convenzione condivisa. Niente di più che un pronome personale che ci consente di funzionare in questo nostro mondo, interagendo con le nozioni te e loro.
L’io quello che poggiando su se stesso sa di essere proprio lui, che distinguendosi dal tutto afferma di essere qualcuno invece che nessuno, che autoconsapevole della sua individualità sa di non essere un altro; entità sovrana unica e irripetibile, indivisibile, forse eterna, caratterizzata da ecceità e quiddità termini che affermano la sua ultima e insostituibile singolare specificità, ebbene tutto questo sarebbe nient’altro che un agglomerato di DNA, circostanze, ambiente, costruzioni culturali apprese e introiettate, archetipi ereditati. Un affastellarsi di materiali disponibili intorno a un nucleo impersonale, che produce l’illusione di una individualità autonoma, ma di fatto nient’altro che un oggetto tra oggetti come sostengono certi riduzionismi sono, evidentemente, visioni da problematizzare. Bisognerebbe chiarire come può un costrutto percepire, una nozione sapere, una convenzione essere cosciente di se stessa; in ottica biologica ci sarebbe da spiegare in che modo il cervello produce coscienza e pensiero consapevole.
Anche alcune spiritualità orientali giudicano l’io personale nient’altro che una nozione, una illusione con la quale erroneamente ci identifichiamo, ma a differenza dei riduzionismi scientifici queste tradizioni sapienziali vedono tutta la realtà onnipervasa da una sorta di coscienza universale, da qui l’origine del pensiero e della coscienza individuale che ne sarebbe un riflesso. È dunque vero che filoni della fisica teorica e della spiritualità orientale affermano, fino a un certo punto concordi, l’inconsistenza di un nucleo individuale che ci costituisce, e a maggior ragione l’inesistenza di un’anima personale, ma con la differenza che un certo scientismo si limita ad affermare che non c’è anima glissando sull’origine della coscienza personale, mentre le spiritualità orientali affermano, all’opposto, che tutto è invece anima e permeato di coscienza.
Resta da chiarire la natura di questa coscienza cosmica onnipervadente e il suo rapporto col nostro io, reale o irreale che sia. Ci sarebbe da chiarire se questo pan-psichismo che le spiritualità orientali affermano, ossia se questa coscienza cosmica (in termini nostrani Dio) che tutto precede e pervade, sia pre-personale come la coscienza dei neonati, oppure impersonale come quella della pietra (ma una entità può percepire senza essere qualcuno?), o invece trans-personale, e se è così chi è mai questo qualcuno che si auto-trascende per diventare nessuno? E perché lo fa?
La teosofia divideva l’io in inferiore e superiore, l’inferiore non sarebbe un granché però è qualcuno, l’io superiore è di maggior valore ma non è chiaro se, pur non essendo nessuno, sia qualcuno. Proprio come il sé, che risulta ambiguo se scritto con la esse minuscola e davvero nebuloso quando scritto con la maiuscola, ma forse il Sé è semplicemente una metafora, un invito a staccarci da noi stessi così da vedere, almeno un po’, con l’occhio di Dio.
Sentieri
Camminando ad est, non più verso la liberazione della persona ma dalla persona, va da sé che ci si discosti un po’ dal mondo, da se stessi e da chi percorre sentieri differenti, ma discostarsi non è disconnettersi.
Coscienze
“Sono” lo percepiamo all’istante senza manco pensarci, non è escluso che questa coscienza e consapevolezza di essere pervada tutta la natura;
“io sono” va invece un poco pensato ma viene facile;
“io sono questo e quello” (identità sociale, professione, ruoli, averi, ecc.) è invece da inventare e costruire, rimpolpare e fissare così da dargli una parvenza di continuità, dimodoché possiamo funzionare come persone in questo mondo. Il più delle volte questa identità estemporanea ed effimera, seppure indispensabile, ci si incista dentro fino al punto da costituirci, così scordandoci di essere "colui che è" crediamo d'essere questo e quello.
Conosci te stesso
Se nasciamo nessuno e il qualcuno che pensiamo d’essere è una costruzione che, via, via, implementiamo e fissiamo vivendo, il Conosci te stesso non è esortazione a enucleare una entità personale specifica, ma l’invito a esaminare un processo, il processo del nessuno che costruisce qualcuno.
Coerenza fluttuante
Il progettista sa bene che in un macchinario il componente che non dà mai problemi non è quello in titanio, ma quello che non c’è. Un po' allo stesso modo omettendo l'io possiamo semplificare molti problemi esistenziali: via il dente via il dolore, come affermano alcune tradizioni religiose orientali.
Percezione di non esistere personalmente che può essere di grande aiuto per un malato terminale ma, nondimeno, percezione psicologicamente devastante per un adolescente che sta entrando nel mondo.
C’è un tempo per ogni cosa, un tempo per esserci e un tempo per ometterci.