L’accadere
L’accettazione fiduciosa delle cose che non possiamo prevedere interpretandole espressioni dell’ordine provvidenziale dell'universo, qualsiasi cosa accadrà proprio come accadrà, potrebbe essere giudicata una strategia puerile per tenere a bada l’angoscia dell’imprevisto, una sorta di controllo anticipato di sempre possibili botte che, a capocchia, ci potrebbero piombare addosso. Un po' come nella storia faceva la volpe con l'uva nascondendo dietro a un dito la sua impotenza, o la metafora del cane legato a un carro in movimento, che non avendo alternative gli conveniva tenere il passo sereno, invece di spezzarsi le zampe opponendosi al trascinamento. "Non cade foglia che Dio non voglia" giochetto psicologico opposto e speculare all’approccio magico che tenta di conformare, incrociando le dita, l’imponderabile accadere[1] del funzionamento universale al nostro desiderio.
Ci sarà anche tutto questo ma il fatto che portanti tradizioni sapienziali e filosofiche[2], nonché pensatori del calibro di Spinoza[3] e Nietzsche[4] affermino qualcosa di simile, è indizio che l’accadere contenga e sveli un nucleo cruciale.
Non possiamo escludere una vera e propria ontologia dell’accadere così come accade, e forse anche una metafisica tutta da indagare e da vivere.
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1 Antonello Sciacchitano annota che, riguardo il probabile, anche la scienza arranca:
“In tempi di intelligenza artificiale non conosciamo ancora l’algoritmo che simuli il “semplice” lancio di una moneta, essendo ogni algoritmo ultimamente determinista. Esistono solo algoritmi pseudocasuali che approssimano il comportamento random. La scienza moderna è originariamente incompleta. In fondo non sappiamo cos’è la probabilità nel senso che non sappiamo riprodurla. Questa ignoranza sta al fondo della scienza moderna, che è solo una scienza approssimata.”
2 Oltre alle diffuse religiosità del voluntas tua fiat, come non ricordare gli stoici che vedevano la realtà sempre attivata, nel modo migliore possibile, da un immanente principio divino, così vivevano ogni accadere come espressione dell’ordine provvidenziale dell'universo; anche i cinici valutavano proficua qualsiasi avversità.
3 “C’insegna in qual modo ci dobbiamo comportare verso le cose della fortuna o che non sono in nostro potere, ossia verso le cose che non seguono dalla nostra natura: aspettando e cioè sopportando con animo uguale l’uno e l’altro volto della fortuna, giacché tutto segue dall'eterno decreto di Dio con la medesima necessità con cui dall'essenza del triangolo segue che i suoi tre angoli sono uguali a due retti”. (B. Spinoza Ethica, parte II, XLIX, scolium). Da notare che qui Spinoza non afferma una provvidenza divina alla Manzoni dove un buon Dio sceglie di aiutarci, ma enuncia un funzionamento necessario.
4 “Per l’anno nuovo. Oggi ognuno si permette di esprimere il suo augurio e il suo più caro pensiero: ebbene, voglio dire anch’io che cosa oggi mi sono augurato da solo e quale pensiero [...] deve essere per me fondamento, garanzia, dolcezza di tutta la vita futura! [...] Amor fati [l'amore del fato; l’amore per ciò che accade proprio così come accade]: sia questo d’ora innanzi il mio amore! Voglio soltanto essere uno che dice sì.” (F. Nietzsche, La gaia scienza).
Sviste razionali
Dialogava con le parole giuste e conformandosi alle regole della logica argomentava al meglio, mentre l’incontenibile vita, indifferente a quel circoscritto e marginale adempiere, fluttuava da tutt’altra parte.
La relazione che ci fa
Morto Dio, scomparsa la concezione di anima personale, cessato l’Io, nella post modernità cade l’entità autosufficiente del soggetto. Ma allora, se le cose stanno davvero così, com'è che si incontrano ancora individui per la via? Forse emergono, di volta, in volta, dalla relazione[1] con gli altri esseri umani, con gli animali, con le piante; dalle interconnessioni che hanno con le cose inorganiche e le iperconnessioni che attuano attraverso computer.
A questo punto -chissà perché?- tendono a individuarsi stabilmente inventando di continuo autobiografie che assemblino il loro estemporaneo apparire, in un ordine consequenziale sensato e solido su cui possano poggiare, così da essere.
La cosa singolare è che nel magma indifferenziato al quale appartengono sono così bravi, nell’impossibile operazione di darsi una sussistenza ontologica individuale, che talvolta esagerano producendo ego ipertrofici. Orfani di Dio e dell’ontologia classica non è facile trovare la giusta misura fra essere nessuno e essere qualcuno.
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1 Un po’ come Tommaso d'Aquino concepiva la creazione del mondo, non fatta all’inizio da Dio una volta per tutte, ma creazione continua che fa essere il mondo istante per istante.