Problema di chimica organica
In due damigiane facciamo digerire in un solvente delle radici di Ginseng in medesima quantità e della stessa qualità ottenendo due estratti identici in principio attivo stimolante.
Con le stesse modalità facciamo digerire nei solventi organici viscerali di due persone radici di Ginseng ottenendo che uno spara minchionerie e l’altro pensieri arguti.
Trova la sostanza che produce la differenza.
Preferenze di sistema
Tra il catechismo del devoto osservante del laicismo ortodosso o di quello di chi professa voto di obbedienza al gruppo anarchico di appartenenza, forse preferibile quello del monaco gaudente.
Gli irriducibili
Più una teoria non è in sintonia con il vivere e più occorre tenace e fantasioso sforzo - dalle parate militari in pompa magna, al recitare dieci rosari al dì - per tenerla in piedi dagli sgambetti della realtà.
Anche se alla larga da parate militari e rosari ci son dentro anch’io; il mio gatto permane indenne.
Direttore della fotografia
Lecito che oltre al valoroso cinema d’autore ci sia pure il dozzinale video di compleanno che serva a ricordare, eppure meglio non dimenticare che ogni immagine riprodotta dice, di ogni autore, la specifica organizzazione conoscitiva della realtà.
Fotografo e film-maker metafore di tutti, che anche senza filmare o fotografare ci rapportiamo necessariamente con ciò che ci circonda.
E fu così che pur abitando lo stesso spazio ognuno si muove quel tanto che può e riesce a vedere.
L’equivoco
Sarebbe meglio la festa delle madri che quella della mamma perché un conto è l’idea dell’entità La Madre, fantasmatico archetipo soprannaturale sacro ed eterno, tutt’altro sono le madri, enti storici e reali che nate da altre donne partoriscono a loro volta dei figli che accudiscono come possono e riescono, ciascuna diversa, ognuna criticabile e apprezzabile, tutte mortali.
Equivocare le seconde con la prima può produrre disastri.
Non sarebbe male, per il bene di tutti, radiare la prima, ma visto che è impossibile perlomeno contenerla.
Detto o scritto?
Scrivere o parlare? Per quanto vedo sono indispensabili e non in contrapposizione i due modi, quello del dire-ascoltare-rispondere e dello scrivere-leggere. Chi scrive legge, basta sfogliare un saggio di Montaigne per rendersi conto che sta dialogando in forma scritta con amici di percorso e col lettore. Dunque le due modalità, mi sembra, poggino entrambe sull’Altro.
Grazie a Duccio Demetrio ho, tuttavia, appurato quanto lo scrivere si riveli, anzitutto, utile proprio a chi scrive, grazie ai tempi necessari e alla specifica fisicità dell’atto, tastiera inclusa, lì un pensiero nebuloso si chiarisce e ne stimola altri, non a caso solitamente si scrive in modo differente da come si parla. Anche il dialogo orale ha i suoi vantaggi (e svantaggi): basta e avanza che soli in una stanza entri un altro e il nostro corpo-pensiero muta. C’è poi un altro aspetto da valutare, talvolta un testo scritto può toccare nel vivo più della parola detta, basta partecipare a quei festival filosofici dove la star di turno pontifica dal palco, senza possibilità di interloquire, per rendersene conto.
Ma il vero problema è questo: oggi chi vive con l’urgenza di filosofare dialogando oralmente deve mettere in conto una sorta di eremitaggio, ad esempio la settimana scorsa mi sono incaponito di fronte ad un ulivo nel chiedermi: “Ma perché c’è invece di non esserci” e nel confrontarmi sul quesito l’interlocutore capitatomi a tiro mi aveva (comprensibilmente) guardato perplesso, così il quesito metafisico non mi è rimasto che affrontarlo pensandolo e scrivendolo in (apparente) solitudine.
Quanto ho “detto” in questo disordinato intervento è scrittura o dialogo, testo o parola, vergare o discorrere? Sicuramente il WEB stempera le suddivisioni con sviluppi presenti e futuri tutti da indagare.
Il fronte interno
Alla notizia che un ex membro di un gruppo tradizionalista cattolico aveva intentato causa giudiziaria, per supposta subita perdita dovuta ad assoggettamento, contro i responsabili della comunità religiosa alla quale apparteneva, avevo avvertito una stonatura.
Vero che quando un’esperienza viene valutata, a priori, giusta e utile, ma poi, vivendola, si riveli errata e severamente dannosa, è cosa buona, giusta e legittima, esprimere la personale motivata critica, anche pubblica, dimodoché se un qualche sprovveduto si trovasse all’ascolto non vada, per equivoco - sbagliare significa scambiare una cosa per un’altra - a infognarsi da quelle parti. La dinamica assomiglia al modello matematico validato con una fase di verifica attraverso un numero adeguato di dati sperimentali pubblicati.
Nondimeno alla larga da cause giudiziarie contigue al “soddisfatti o rimborsati”, è cosa altrettanto buona, giusta e sana, l’imputabilità[1] di chi si era infognato, beninteso se soggetto libero, capace di intendere e volere[2].
Onorare ossessivamente il primo fronte glissando completamente sul secondo[3] è ostentare al mondo la propria imperdonabile sciocchezza, e passata, e presente.
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1 Lacan nei colloqui preliminari all’analisi, dava cruciale importanza a ciò che definiva “rettificazione soggettiva": se un soggetto non riconosce preliminarmente che c’è una sua possibile responsabilità nella sofferenza che lo affligge, riconoscendosi, dunque, soggetto invece che oggetto, sarà precluso un percorso di guarigione. Così spiega Massimo Recalcati: « Occorre, dunque, il riconoscimento che nella sofferenza di cui si lamenta, che egli non è solo la vittima di qualcosa che lo affligge o che lo opprime, ma che in questo essere afflitto e oppresso egli riconosce una qualche sua implicazione, una sua qualche responsabilità ».
2 Spero di essermi spiegato, ma a scanso di equivoci ricordo che nel caso di specie d’innocenti minorenni è cosa buona, giusta, oltreché sana, che si auto-imputino i genitori. Nel caso di palese costrizione e violenza, di minori o di adulti, è evidentemente imputabile sempre e solo il carnefice.
3 Quando una relazione termina, il dire peste e corna dell’ex partner è in fin dei conti affermare la propria sprovvedutezza, se si insiste feroci e a oltranza è sottolineare la propria totale deficienza: legge direttamente proporzionale dato che, proprio quello, o quella, si era scelto tra mille.
Aggio fatto na pensata
Quando stando sul pezzo sorge sul momento un pensiero congruo e preciso preferibile non gasarsi così da universalizzarlo - ossia passaggio da pensiero a teoria - :
trascorso manco un minuto o spostandosi anche solo d’un metro tanta precisione potrebbe collassare di brutto.
Mistica levantina de Noantri
Per emanciparsi dall’antropocentrismo e risolvere il suo dolore e quello del mondo aveva imboccato una strada verso Est, percorso il primo tratto s’era tanto scentrato da ritrovarsi fuori uso e fatto il secondo non esisteva più. Obiettivi raggiunti.
E' come far passare ogni dolore e qualsiasi sofferenza con un colpo di pistola alla tempia. Funzionamento istantaneo, risultato completo, successo garantito.
Corpus Domini 2.0
Scelta ortodossa che il centro commerciale stia solennemente aperto a Pasqua e Natale, Epifania e pure Assunzione della Madonna, sarebbe un palese controsenso se la novella cattedrale chiudesse proprio nelle feste di precetto.
I vecchi Ministri soppiantati dal nuovo culto non tengano il broncio nelle loro cattedrali vuote, in fin dei conti è il minimo sindacale che si meritano.