Quest’inverno il ranuncolo favagello ha colonizzato il giardino, passeggiando su quel tappeto di fiori gialli ho avuto come la percezione che la natura trami in mio favore. Manco il tempo di avvedermi della cosa ho giudicato quella percezione in odore di delirio, considerando che tutto quel favagello era lì per i fatti suoi non di certo per me[1].
Giudizio corretto però mi viene il sospetto che sia quell’istante di delirio a svelarci la vita, mica gli enunciati esatti[2].
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1 Il delirio interpretativo che ci fa sentire al centro della scena naturale mentre, di fatto, nel sommo funzionamento siamo una minuscola parte marginale, non esclude, anzi prova, che alla natura in ogni caso apparteniamo. I filosofi la chiamano ecoappartenenza, la tradizione mitologica racconta l’eterna alleanza espressa dall’arcobaleno dopo il diluvio universale.
2 Perché non esatti in assoluto, ma parzialmente e provvisoriamente esatti nel nostro tridimensionale sobborgo di universo.