Nonostante gli innumerevoli tentativi di porre un unico principio, o sostanza, a fondamento di noi e del mondo, il duale[1] riemerge sempre. Visto che piante e animali sono indenni dall'alternanza di dualismi e monismi, e da correlati antagonismi fra mortalità e immortalità personali, verosimile che la dualità che ci caratterizza ebbe origine con lo strutturarsi dell’autocoscienza di ominidi dai quali discendiamo, che ad un certo punto della loro evoluzione iniziarono a percepirsi entità autonome, differenziandosi così dalla natura[2].
Per sanare l’ancestrale cesura e ritornare allo stato naturale originario, alcune tradizioni sapienziali orientali[3] ci invitano a liberarci da false individuazioni e identificazioni con gli apparati psicosomatici mortali che crediamo di essere, per fonderci nel tutto (l’Uno se si preferisce) impersonale che da sempre siamo, come la goccia d’acqua che ritorna all’oceano; vale a dire “nessuno nasce, nessuno muore”; vale anche a dire: ritorna scimmia, meglio ameba, ancor meglio immortale sasso di fiume. Risultato assicurato nondimeno paradossale.
Il punto è che oltre a sapiens, faber e forse ludens, siamo intrinsecamente e irriducibilmente duali e come il leone è predatore così noi siamo connaturatamente doppi, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne conseguono. Non possiamo escludere che l’attrito generato dai dualismi che ci abitano sia fonte di energia vitale copiosa e versatile, nel bene e nel male.
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1 Finito/infinito, materia/spirito, naturale/soprannaturale, ordine/caos, fenomeno/cosa in sé, diacronia/sincronia, impermanenza/eternità, yin/yang, eros/thanatos, divisibile/indivisibile, essere/divenire, corpuscolare/ondulatorio, interiore/esteriore, libertà/causalità…
2 Il racconto biblico, con sorprendente precisione, esprime in chiave mitologica lo stesso processo: “Mangia pure liberamente del frutto di ogni albero del giardino; ma del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai”.
3 Come l'Advaita (traducibile con "non duale") Vedanta della tradizione induista, sistema monistico fondato sul principio dell'indivisibilità del Brahman nel quale tutto sussiste.