Ades[1], sei qui
nel bosco, nel silenzio,
nel frastuono d'aria
alto del mezzogiorno.
Ci sei intensamente,
ci sei fino a tal punto
da parere che tu manchi,
occultato nell'istante,
inabissato nel presente,
unito così al mondo
che ti prende
tutto, fino all' annientamento,
però ti regala il dove e il quando
numine il sole; quasi
lucertolescamente, oh hic, oh nunc.
(Mario Luzi)
A un certo punto della storia umana l’invenzione del soprannaturale. Dualismi fra materia e spirito, fra gli artefatti dell’al di qua e dell’aldilà, del quaggiù e del lassù. Fratture fra immanente e trascendente, fra corpo mortale e anima immortale, che non abbiamo del tutto ricomposto. Ci sono servite per tentare di interpretare i tanti misteri che non possiamo spiegare, a iniziare dalla morte personale. Consideriamo quel primo essere umano -e come lui anche l’ultimo- che si è trovato al cospetto del cadavere della persona amata, un oggetto stranissimo che procura l’immediata sensazione di non essere più la persona che era, ma un sacco vuoto. Ma vuoto di cosa? Cos’è quel qualcosa che prima era là dentro e ora, in un istante, non più? E come è sorto quel qualcosa di così unico? E dove è andato? Mica convince che una singolarità così speciale abbia fatto come la fiamma della candela che spegnendosi non va da nessuna parte, agevole immaginarlo in un altro mondo, lassù.
Invece le tradizioni sapienziali legate ai cicli naturali non necessitano di questi dualismi, dalle ancestrali religiosità dei cinque elementi, alla mistica naturale dell’inabissarsi nell’istante espresso nella poesia di Luzi l’io biografico non necessita di ascensioni al cielo, neppure di assunzioni, ma si disperde nel naturale immanente espandendosi, così, nel cuore della materia. Ma sia per fondersi in questa materia significante, sia per coglierla, è necessario il superamento del proprio perimetro egoico e nel contempo un affinamento dei sensi, dato che questa dimensione seppure per nulla soprannaturale è però soprasensibile, in senso diciamo così kantiano, appurato che con i nostri sensi limitati possiamo percepire solo parti della realtà. Consideriamo gli ultrasuoni e gli spettri della luce che non possiamo sentire e vedere, figuriamoci se, senza alcun affinamento percettivo e sensoriale, possiamo percepire la mistica oggettiva di individualità biografiche che si fondono nell’intimo della natura diventando tutto, ma forse non servono ore di meditazione spinta, bastano sprazzi di istantanea conoscenza dell’istante, della sua verità, della sua intensità, della sua eternità, basta qualche passeggiata nel bosco ben fatta, uno sguardo al mare, un altro per radiografare la lucertola al sole, un altro alla luna con intensità congrua alla posta in gioco.
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1 latinismo con significato di sei presente, sei adesso qui.