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Venerdì, 11 Agosto 2023 23:07

E fu sera e fu mattina, testo teatrale

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Testo teatrale, agosto 2023

E fu sera e fu mattina

(Arcangelo Gabriele) In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.
Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

(Uomo) Questo corpo fisico frutto degli imperativi naturali vivi e riproduciti sembra una realtà evidente, la nozione di persona è qualcosa di meno chiaro, potrebbe anche essere che in questo corpo non ci sia qualcuno, ma un affastellamento di percezioni che ne producono l’illusione. Ehi, c'è qualcuno qui dentro?  Ma se non c’è nessuno “chi” lo sta chiedendo? La coscienza personale attraverso i sensi del corpo percepisce le cose, i filosofi chiamano le cose che i sensi percepiscono fenomeni per distinguerli dalla realtà delle cose in sé, che per i sensi limitati di cui disponiamo ci sono precluse, viviamo in una realtà della quale non sappiamo la sostanza. A partire dai fenomeni percepiti la coscienza personale interpreta e configura il mondo, gli scienziati della mente dicono che la coscienza personale è una allucinazione controllata.

(Arcangelo Raffaele) Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque».
Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.
Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

(Uomo) Forse anche la coscienza di essere che ci fa dire “io sono”, “Dio c’è”, è una percezione tra le altre, però è una percezione davvero particolare, percepire “io sono” è qualcosa di incommensurabile rispetto al vedere il colore rosso, distinguere una farfalla o sentire caldo, è evento potente e misterioso, indizio di una possibile esistenza di un Dio cosciente che ci ha fatti come lui.

(Arcangelo Gabriele) Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie».
E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

(Uomo) Per evitare questi sguardi trascendenti che il singolare evento della coscienza può stimolare, oggi va di moda chiamarla “coscienza impersonale” una contraddizione in termini: per essere coscienti ci vorrà pur qualcuno che lo sia. Nel paradigma impersonale l’ “io sono” si riduce a “sono” elidendo in un solo colpo io e Iddio. Anche la sempre più diffusa trovata del “Dio impersonale” dice una entità assurda evirata di se stessa. Invece di giostrare su questi arzigogoli forse meglio tenersi l’Iddio personale facendo un salto nella fede, o eliminarlo di netto sostituendolo con la natura, che per essere e mantenersi non ha bisogno di nessuno all’infuori di sé.

(Arcangelo Raffaele) Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

(Uomo) Ma l’individuo esiste davvero? Entrato in me stesso non c'era nessuno… Forse l’io emerge da interconnessioni con altre entità, un po’ come quando linee che si intersecano creano un punto percettibile, pur non avendo dimensione e sussistenza in sé. Forse tutte le cose che sono lo sono interconnettendosi, e poi la soddisfazione accade quando tutti intenti a un fine ci dimentichiamo di noi stessi. Sono poche le visioni di Dio in una esistenza, a me ne sono capitate tre, un airone nello stagno, le rondini che mi schivavano la testa, le cosce di Annalisa. Improbabile che a un io gagliardo e traboccante accada un'apparizione, una manifestazione, un'improvvisa rivelazione, più facile che capiti a un io depotenziato. Forse l’essere eterni non è dato dal permanere di un’anima personale che sopravvive al corpo, ma dal non avere finalmente più bisogno di se stessi.

(Arcangelo Gabriele) Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo».
Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra».
E fu sera e fu mattina: quinto giorno.


(Uomo) La naturale volontà di vivere pervade ogni cosa, impregna piante, insetti, attua in Homo sapiens meccanismi che gli danno la precisa sensazione di essere qualcuno, qualcuno che vuole essere, esistere, non finire a immagine del funzionamento che lo ha prodotto, anzi un po’ di più: la percezione di essere un io cosciente è tanto forte che l’individuo ha la sensazione di sporgere dal funzionamento della natura. L’individuo non si percepisce solo macchina bestiale che ottempera i decreti biologici dell’esserci e riprodursi, si sente di più così fonda sensi, universi di valori, non gli basta essere vuole essere significativo. Perché tutto questo? Il funzionamento naturale ha fatto qualche mossa falsa? Ha esagerato nel consolidarci l’io? Gli è scappata la situazione di mano, rafforzando più del necessario l’allucinazione che dice all’individuo di essere qualcuno? O c’è dell’altro?... Forse tutt’altro?... Forse Dio?
Un milanese aveva comprato un trullo per farci la casa vacanza, nel vedere una piccola alcova con l’immagine del Sacro Cuore appesa aveva sentenziato:
«Ma che roba è, medioevo superstizioso? Dentro qui ci faccio un secondo cesso!»
Appena uscito dal trullo infarto fulminante. Morto stecchito sul piazzale.

(Arcangelo Raffaele) Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie».  E così avvenne:
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

(Uomo) “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me”.

Il vitello appena un’ora dopo nato già si regge sulle zampe, invece noi siamo lenti e se un altro non ci mostra il suo volto periamo. “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto.” Se si nasconde siamo condannati a fotografarci il culo e metterlo su Tik Tok, così che qualcuno ci dica: ti vedo. Hai un bel culo. Esisti.

Vanità delle vanità, ma non tutto è vanità. Il funzionamento naturale sembra affidabile, non proprio sempre ma perlopiù sembra affidabile: manco sappiamo come abbiamo fatto a svegliarci questa mattina e ci siamo svegliati, senza alcun bisogno del nostro stilare procedure, spiegare i fatti, confermare ipotesi, citare gli esperti, il grande funzionamento ci fa scorrere il sangue nelle vene, digerire la matriciana, e dà la direzione alle rondini che attraversano il mare. Il borghese filantropo crede che il mondo è una sua rappresentazione, il mondo si produce e esaurisce nella sua autocoscienza, mago che crede che ciò che esiste stia dentro al suo pensiero, invece marmotte, querce e grilli stanno dentro a un mondo che li precede e che sta in piedi per conto suo.

Ho visto un tale di Giovinazzo che si dice sciamano, porta i depressi nel bosco e li fa urlare di brutto, non so perché. Chissà com’è che agli scienziati, specialmente ai fisici, piace sempre ambientare gli eventi su un’isola come fa Shakespeare: l’incipit nei libri dei licei scientifici è sempre lo stesso: “In un sistema isolato… succede bla, bla, bla”, siamo dentro una bolla, immensa come l’universo, ma una bolla.

Non so se dentro al grande funzionamento ci sia qualcuno, non so se dopo morto ci sarò ancora e sarò ancora io, però se il funzionamento naturale è stato capace di farmi sarà anche capace, in qualche modo, di conservarmi. Se mi ha fatto come escludere che mi rifaccia? “Non lo so” e il non saperlo è una sorta di conferma che apre all’ulteriore.

I piccioni in calore gonfiano il collo e girano su se stessi, il fiore di issopo chiama l’ape impollinatrice, i ragazzi col ciuffo alla rockabilly attraggono le femmine nella piazza del paese, obbedienti al sommo funzionamento finalizzato alla perpetuazione della specie, della vita, dell’essere.

L’altr’anno il dottore mi aveva detto: lei ha un carcinoma aggressivo. La prima cosa che avevo pensato era stata: chi non ce l’ha mica vive in eterno. Può darsi che un buon modo per neutralizzare un carcinoma sia quello di stimarlo, di stipulare una sorta di alleanza, ci avevo provato e al momento risulto guarito, ma forse è stata la mitomicina prescritta dai sanitari.
Però è strana l’esistenza degli umani, piena di idioti che fanno danni a destra e a manca, ma poi il conto viene presentato a altri. Forse alcuni nascono sprovvisti della legge morale dentro di sé. Ma la legge morale si trasmette col DNA o col latte materno? Quand’ero giovane mi sentivo straniero in questo mondo, sempre nostalgico di un’Itaca metafisica, adesso ho indizi che il massimo dell’immanenza coincide con il massimo della trascendenza.

Nell’accudire tanti gatti posso osservarli nascere, vivere e morire con frequenza e a distanza ravvicinata. Nascono suppergiù nello stesso periodo ma muoiono a intervalli irregolari e ogni volta ti insegnano come si fa. Indifferenti a solennità e angosce si allontano dal gruppo e spirano con nonchalance sotto a qualche cespuglio. Mentre li sotterro gli osservo l’occhio e constato che dentro non c’è più qualcuno e inizio a chiedermi se quel qualcuno si sia spento assieme al corpo o se invece sia migrato da qualche parte, ma non trovo risposta. La terra, le piante intorno e il cielo sopra, continuano come sempre. Tento di vedere l’occhio della terra, delle piante e del cielo, così da scorgerci dentro qualcuno, ma quell’occhio non lo vedo, però dal corpo immobile del gatto in fondo alla buca sento uscire come una voce:
“Non preoccuparti, va tutto bene proprio così, esattamente così come sta accadendo.”

                                                                                              FINE

Ultima modifica il Martedì, 15 Agosto 2023 08:51
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