Dall’interazione di sostanze chimiche e moderate correnti elettriche il cervello emette coscienza e pensiero. A differenza di una ghiandola che secerne sostanze delle quali è possibile rendicontare andata e ritorno dei passaggi trasformativi, la biochimica del cervello estrude un quid totalmente alieno dal materiale di partenza.
L’emergere dell’evento della coscienza e del pensiero è tanto carico di autonomia ontologica e anarchia biologica da evocare il Fiat creatore, l’irrompere del soprannaturale, la trasmutazione alchemica, la transustanziazione e robe del genere, ma bastano pochi grammi di una pianta psicotropa o di un anestetico generale per modificare o azzerare il miracolo, ricollocandolo nel suo paradigma biochimico.
La cosa convince ma non del tutto, è un po’ come interrompere il campo del telefonino e sostenere che non senti più voce e pensiero dell’amico che ti stava parlando perché è sparito.