Gli antropologi sono abbastanza concordi nel definire le spiritualità dei popoli precolombiani panenteiste, ossia che Dio pur immanente nell’universo non coincide, piatto, piatto, con la natura esaurendosi con essa come nel panteismo, ma la trascende[1]. Panteismo e panenteismo concezioni che nell’occidente cristiano abbiamo raggiunto[2] dopo millenni di ricerca, di conflitti religiosi e di arsi vivi.
Visto il tempo perso e le sofferenze arrecate per poi alla fine ritornare a spiritualità ancestrali, ci sarebbe da chiedersi se avremmo avuto un mondo migliore senza il teismo, i suoi libri e chiese, ma siccome oltre al tempo perso e alla sofferenza arrecata le religioni rivelate hanno anche fatto cose buone è difficile rispondere.
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1 In alcuni panenteismi che Dio è trascendente non significa solo che, seppur immanente, precede e supera l’universo fisico, ma anche che è coscienza alla quale è possibile rivolgersi, piuttosto che un funzionamento impersonale: i nativi americani ci parlano col Grande spirito, che è un qualcuno (non per questo antropomorfo) invece di nessuno.
2 Concezione che abbiamo raggiunto ma alla quale siamo anche tornati, visto che il panenteismo di un nativo americano assomiglia, per certi versi, a quello di un Eraclito.