Da ragazzo partivo col Vespino 50 truccato verso le montagne, il posto degli déi. Costeggiato il lago di Como in tre ore raggiungevo la cima dello Spluga dove rimanevo a contemplare la natura un po’ deluso: gli dèi che dalla pianura presagivo sulla cima non c’erano più. Forse come gatti selvatici si divertivano a rimanere nascosti, sempre oltre, un po’ più in là.
Nonostante la delusione continuo ancora la ricerca mosso da uno strano piacere nel tentare di catturare frammenti di trascendenza che occhieggiano qua e là. L’operazione provoca le stesse primitive emozioni che sente il cacciatore di bestie selvagge e il giocatore di poker, sì una sorta di ludopatia celeste.