BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo
Domenica, 27 Dicembre 2020 13:17

Liturgie americane

Scritto da 

Miriam Therese McGillis, suora domenicana statunitense, ha ideato un rituale che narra e proclama la timeline dell’universo, dal big bang a noi. Ritualità interessante anche se marginale quella della suora, perché procede contemplando e concelebrando l’evoluzione cosmica senza far riferimento a rivelazioni divine o a tradizioni sapienziali, ma proclamando -con non poca prolissità- dati scientifici. In seguito sono nate diverse e più aggiornate versioni del rituale, un esempio lo possiamo vedere qui. I partecipanti concelebranti si immergono nella sacralità dell'universo naturale, un po’ come in una cerimonia sciamanica, sostituendo però i racconti produttori di cosmogonie, tipiche dello sciamanesimo, con dati scientifici.

Celebrazione che si regge, quindi, su una singolare miscela di aspetti scientifici e sciamanici, così da rendicontare l’evoluzione naturale dell’universo con dati certi (anche se provvisori, come la scienza ci insegna), provando nel contempo a scorgere la forza spirituale che sostiene e dirige l'universo. Partendo da dati scientifici dimostrabili si tende a cogliere nel visibile, organico e inorganico, un segno dell’invisibile. Per questo la suora ha imbastito una liturgia che, seppur minimalista, favorisca la personale e intima esperienza con quel mistero che regge e muove le cose. Minimalismo da apprezzare, in fondo più le coreografie sono pirotecniche, gli abiti di scena vistosi, le allegorie gagliarde e più la messinscena dice l’inconsistenza ontologica di ciò che intende evocare. L’inesistente per apparire reale necessita d’essere tenuto artificiosamente e forsennatamente su attraverso stratagemmi spinti, invece un corpo, un vulcano, un albero, una galassia e forse anche una brava persona, stanno in piedi da soli senza necessità di simboli e concelebrazioni.

Finalmente liberato l’universo da dimensioni mitiche alla suora doveva bastare la pura evidenza della natura che si impone per forza propria; un amminoacido si giustifica da solo per ciò che è, senza necessità di liturgie e concelebrazioni, ma il semplice fatto che la suora avverta invece il bisogno di celebrarlo “liturgizzandolo” (seppur in versione minimal), significa che la natura in sé non le basta. Nonostante l’originalità degli ingredienti utilizzati nel rituale la suora ha, dunque, semplicemente architettato strategie per connettere realtà e mistero, proprio facendo ricorso agli stessi anabolizzanti che da sempre si utilizzano in tutte le tribù e in ogni tempio e cattedrale. Non poteva essere che così, gli antropologi sostengono che il successo planetario di Homo sapiens risieda proprio in questa sua irriducibile capacità di andare oltre il rendicontare per rappresentare.

Ultima modifica il Domenica, 27 Dicembre 2020 18:04
Altro in questa categoria: « Il salto Ghiaccio bollente »

1 commento

  • Link al commento germano federici Domenica, 27 Dicembre 2020 20:00 inviato da germano federici

    Sì, colpisce il bisogno di una liturgia specifica, soprattutto quando non si crede più. Gesù operava gesti concreti di salute (salvezza?), pregava in solitudine (tanto che i discepoli hanno dovuto estorcergli una preghiera,) e non pare che fosse un affezionato alle liturgie del tempio. Insomma per lui l'unica liturgia era la vita. Non sopporto più l'untuosità verso Dio delle preghiere cristiane e penso che siano inversamente proporzionali alla fede vissuta.

    Rapporto

Lascia un commento

Copyright ©2012 brunovergani.it • Tutti i diritti riservati