BLOG DI BRUNO VERGANI

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Sabato, 05 Dicembre 2020 18:04

Un qualcosa “di più” ?

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Ripensando il concetto di selezione naturale introdotto da Charles Darwin, ho considerato che “selezione” è termine equivoco, visto che il selezionare implica scelta e valutazione attiva, mentre Darwin affermava tutt’altro. Per evitare equivoci avrebbe potuto utilizzare il termine “smistamento” come gli scambi che convogliano meccanicisticamente i treni su binari differenti. “Smistamento naturale” non suona poi male, ma siccome di queste cose so poco e niente ho chiesto a due esperti, il filosofo Orlando Franceschelli che molto si è dedicato a Darwin[1] e al biologo Germano Federici, ferrato naturalista, una rara Alchemilla individuata grazie alle sue ricerche porta il suo nome: Alchemilla federiciana, Ventaglina di Federici, Alchemilla di Federici; (Alchemilla federiciana S.E. Fröhner).

Segue la mia domanda e le loro risposte.

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Premessa. In condizioni ambientali date perdurano quei geni che mutati casualmente, o forse meglio dire mutati per cause non-lineari, si ritrovano ad avere caratteristiche più adatte per vivere in quel dato ambiente, mentre i meno adatti tendono a esaurirsi. Dunque un processo selettivo che pur utilizzando “materia prima” (geni) plasmata dal caso, (è finalizzato?) a far perdurare -in opposizione, dunque, alla cieca casualità- gli organismi viventi in uno specifico ambiente; tant’è che gli organismi biologici tendono perlopiù all’esserci invece che al non esserci, oppure ad alternare casualmente le due condizioni, basta guardarci in giro per averne conferma.
Domanda. Se la suesposta descrizione è corretta con il termine selezione si intende non una sorta di supervisione che dal cesto delle mele sceglie le sane e scarta le bacate, ma un ordine meccanicismo deterministico, come lo è la forza di gravità che dalle nostre parti tira sempre verso il basso (nella fattispecie in oggetto "tira" alla vita) invece che a caso qualche volta a destra, altre a manca oppure all’insù. Se è così, il termine “selezione” potrebbe risultare eccessivo, in quanto il processo non eccita i geni a modificarsi in modo che diventino più performanti in uno specifico ambiente dato, ma sono più adatti semplicemente per casuali caratteristiche, pertanto la seleziona naturale altro non è che un mero meccanicismo deterministico (il grave che cade giù non “seleziona” quell’andare tra possibili altre direzioni, ma ci va meccanicisticamente). E’ così o Darwin ha osservato che nella interazione ambiente-gene accade qualcosa “di più” rispetto al grave?

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Risposta di Orlando Franceschelli, filosofo.

Tocchi un argomento centrale e complesso. Ma il tuo quesito centra il problema: la biologia è una scienza molto più storica e meno meccanicistica, poniamo, della fisica. E questo significa che nella tua analisi devi far rientrare esattamente quel 'di più' di cui parli. E di cui ti indicherei due aspetti: il carattere artigianale dei processi selettivi in relazione all'ambiente; e il fatto che lo stesso patrimonio genetico è influenzato da variabili storico-culturali.
Col primo si intende che l'evoluzione non è un ingegnere meccanico, ma un artigiano che appunto fa bricolage evolutivo: trasforma e adatta all'ambiente ciò che trova e lo fa però in modo cumulativo, ossia non ripartendo sempre da zero, ma a partire, ossia ritrasformando quello che già aveva trasformato e così via. La trasformazione più adatta ha ovviamente maggiori possibilità di trasmettersi. Ma è del tutto fuorviante pensare che pressione ambientale e processi selettivi da soli non sarebbero in grado di formare organismi complessi, come l'occhio. Il complesso non appare di botto e già intero. Si forma lungo processi evolutivi -questa è la selezione naturale- che richiedono tempo e incorporano la contingenza non un fine che precederebbe il processo. In questo senso Darwin è la fine di ogni disegno intelligente quale presupposto 'necessario' della complessità che vediamo nella realtà naturale. Come ben sanno anche i rappresentanti del teismo evoluzionistico di cui anche a me -detto con tutta la modestia del caso- è capitato di occuparmi.
Quanto ai geni: anche la loro manifestazione in qualche modo interagisce con l'ambiente e con la cultura. E' chiaro che noi abbiamo un genotipo Homo sapiens fissato dai processi selettivi di cui sopra. Ma appunto grazie a questo patrimonio genetico siamo -almeno fino a che l'ingegneria non interverrà in modo pesante sulla nostra dote biologica-  costruttori di nicchie ecologiche che poi retroagiscono sulla diffusione e la manifestazione delle nostre potenzialità genetiche. Perciò la natura umana non è mai stata solo nei geni: è da sempre bio-culturale. Perciò non c'è determinismo genetico e può avere senso invece prevedere una medicina che curi le malattie proprio nella loro fonte genetica ma ovviamente a fin di bene, di cura appunto: curi non alteri la dote biologica. Se dovesse alterarla, a che fine lo farebbe se non di potere? Chi sarebbe questo 'oltreuomo' geneticamente modificato? Chi decide la modifica da apportare?

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Risposta di Germano Federici, biologo.

Riparto da questa tua domanda per ulteriori riflessioni. Concordo con il filosofo quando dice che il "di più" nel processo selettivo è la complessità dei processi in atto, che prevedono azioni e reazioni non prevedibili a priori nel risultato che daranno, se non in termini generali. Ma quel "di più" è sempre riconducibile alla cooperazione tra caso e necessità, di cui parla Monod. Il processo evolutivo si diversifica da quelli fisici classici per il fatto che la storia del sistema che stai studiando in un certo istante condiziona, in modo in larga misura imprevedibile, quello che avverrà poi. Nella fisica classica, se conosci un paio di grandezze fisiche v=s/t, puoi calcolare la terza con una precisione data, indipendentemente dalla storia precedente del sistema. Non così nei processi biologici in generale, e soprattutto in quelli evolutivi ed ecologici, in cui sono in azione non due, ma n fattori, con n tendente a infinito. Questi fattori interagiscono condizionando l'uno la risposta dell'altro in una catena che fa sfumare la "certezza" del risultato in un processo che invece appare sempre più creativo (sorprendente), quanto maggiori sono i fattori in gioco. Non c'è da meravigliarsi se Lovelock è arrivato a personificare la Terra, battezzandola come Gea e, ben prima di lui, Spinoza a far coincidere in qualche modo Dio e natura.
Come ha scritto Franceschelli c'è poi un "di più" rappresentato dalla comparsa dell'uomo, oggi in grado di pilotare l'evoluzione di se stesso e, domani, forse di qualsiasi sistema. Già Darwin nel libro sull'evoluzione dell'uomo ha affrontato questo tema suggestivo, arrivando alla conclusione che, grazie alla coscienza e al senso etico che la caratterizza, la scimmia nuda (D.Morris !) dirige il processo selettivo. Si tratta di un nuovo modello interpretativo che giustamente a mio parere il filosofo Patrick Tort ha definito "la seconda rivoluzione darwiniana", largamente ignorata dai critici. Quel "di più", rappresentato dalla coscienza umana con ciò che ne consegue, non è peraltro un "di più" qualitativo, ma quantitativo o meglio, qualitativo perché più quantitativo rispetto ad altri organismi... Quanti neuroni sono serviti per dare la coscienza umana? Scriviamo qualsiasi numero, ad es. 3527 e chiediamoci se è possibile che lo stesso organismo con 3526 ne fosse privo. Nei libri di Darwin c'è l'idea che non esistono soluzioni di continuità tra uomo e animali, come non c'è nel processo di ominazione tra Australopithecus e Homo o tra Homo erectus e H.sapiens.
Quando si pensa al cammino che la materia ha seguito, partendo dalle interazioni di varia forza tra particelle elementari e fino ad arrivare al presente, non si può che rimanere storditi dalla sorpresa (Taumante !), che genera dei. L'idea del divino è scritta nel campo di forze delle particelle.

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1 Saggi di Orlando Franceschelli sulla tematica: Darwin e l'anima. L'evoluzione dell'uomo i suoi nemici; La natura dopo Darwin. Evoluzione e umana saggezza; Dio e Darwin. Natura e uomo tra evoluzione e creazione.


Ultima modifica il Domenica, 06 Dicembre 2020 18:58

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