BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Domenica, 06 Settembre 2020 22:09

Catechesi

Scritto da 

Ripetiamolo assieme il nuovo catechismo sull’uso corretto del genere, impariamolo a memoria come quando ci si preparava alla prima comunione, sversiamolo nei pozzi prima di lasciare questo mondo, è dolce come la Coca Cola piacerà:

architetta, avvocata, chirurga, commissaria, critica, ministra, prefetta, notaia, primaria, sindaca, assessora, difensora… difensora? Sì difensora, è scritto nelle linee guida del MIUR.

Ehilà dico a voi, c’è ancora qualcuno dentro queste parole?

3 commenti

  • Link al commento alessandra piccinini Martedì, 08 Settembre 2020 15:34 inviato da alessandra piccinini

    E' la vecchia questione shakespeariana poi echiana sul nome e la rosa :-)

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  • Link al commento Bruno Vergani Martedì, 08 Settembre 2020 19:53 inviato da Bruno Vergani

    Ciao Alessandra, che bella intuizione. Qualche mese fa avevo provato ad approfondire la disputa sugli universali, ma mi era sfuggito il nesso che hai colto.



    “La Giustizia” spoglia di concreti casi di specie; “Il Triangolo” sprovvisto degli oggetti triangolari che conosciamo; “La Madre” privata delle madri in carne e ossa; “L’Uomo” senza specifiche persone… Ci sono per davvero o sono mere fantasie?

    La problematica ha caratterizzato il medioevo -disputa sugli universali- ma in qualche modo era già iniziata molto prima della scolastica con Socrate-Platone, che mica ti chiedevano pareri su circostanze contingenti bensì definizioni della Pietà, della Saggezza, del Coraggio… Tutta roba che consideravano sussistente di per sé e che abbiamo già dentro e che, dunque, possiamo partorire. Anche ai nostri giorni l’epistemologia indaga, con risultati non tanto migliori rispetto ai classici, se sussista o non sussista e se alberghi prima, in, o post le cose, un concreto status ontologico dei generi e delle specie che applichiamo alle molteplici singolarità del mondo reale.

    Tutto sommato l’affermazione di universali preesistenti là in un iperuranio che nel loro procedere fanno le cose di questo mondo, è un modo sofisticato per affermare l’esistenza di Dio, sia quello rivelato dei monoteismi che di quelli pagani. Alfred North Whitehead annotava che “tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone”, tuttavia nel monitorare la disputa sugli universali possiamo osservare che si tratta di note sempre più correttive. Abelardo (1079 – 1142, ma moderno assai) interpretava gli universali -lo espongo grossolanamente- frutto della razionalità umana capace di cogliere e tirar fuori dagli oggetti esistenti categorie che li accomunano, è dunque l’intelletto umano che fa gli universali estraendoli e astraendoli dal molteplice ed eterogeneo tangibile per ipostatizzarli codificandoli in un linguaggio condiviso.

    Il punto è che, sia creati da Dio -«Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.»- che prodotti dall'umana ratio, una volta fatti gli universali ci sono per davvero, e che ci sia un punto della natura (Homo sapiens) capace di tanto qualcosa vorrà pur significare.

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  • Link al commento alessandra piccinini Martedì, 08 Settembre 2020 21:03 inviato da alessandra piccinini

    io pensavo una cosa più facile: è il nome che fa le cose o sono le cose che determinano il nome? Oppure la loro relazione è totalmente arbitraria e quindi trascurabile? Se cancellassimo tutta la toponomastica del Molise, gli abitanti di Campobasso non troverebbero più le loro case? da quando i termini marxisti "surplus" e "imperiaismo" non si usano più, Amazon non accumula capitali e la Cina si è ritirata dall'Africa? Se le donne sentono la necessità di un nome femminile per far presente la mondo di esistere, per me va bene, ma non sarà una vocale a dare loro quello che a loro spetta di diritto.

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