Nel monitorare due che dialogano mi son chiesto cosa accade di preciso quando la parola passa dall’uno all’altro. In quel tempo c’è una decisione più o meno concordata su chi può prendere la parola -parlando al telefono questo passaggio all’altro diventa evidente, ma c'è anche senza il telefono- in quel punto di silenzio il designato interpreta lo stimolo che gli è pervenuto dall’altro e con quel materiale elabora una reazione, che può essere una risposta, o il proporre un ulteriore stimolo o altro ancora e il processo ricomincia.
Ciò che colpisce è che l’intero processo di interpretazione, elaborazione e risposta, si svolge in pochi decimi di secondo[1] e a volte è istantaneo. Questo azzerarsi dell’intervallo fra stimolo e risposta, indica che i due si muovono in una reciproca pre-comprensione che si sovrappone. Per passare da questa pre-comprensione ad una più reale comprensione di ciò che dice l'altro, è necessario prendersi un po’ di tempo, e con l’altro, e con se stessi. Se le cose stanno così un metodo empirico per valutare la qualità di un dialogo è misurarne le pause, più son lunghe più c'è dialogo, se azzerate potrebbe trattarsi di due soliloqui, più o meno appaiati.
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1«Ciò che si deve comprendere è già in parte compreso» (Gadamer). Per approfondire vedi “Circolo ermeneutico”.