BLOG DI BRUNO VERGANI

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Martedì, 18 Febbraio 2020 18:29

Pregiudiziali preclusioni

Scritto da 

Si è portati pregiudizialmente a pensare che Darwin e Einstein considerassero il teismo nient’altro che una superstizione infondata e che dopo di loro non abbia più senso[1], ma le cose non stanno proprio così. Darwin non accettava, ma neppure escludeva, la possibilità di Dio[2]; Einstein affermava, seppure con taglio più scientifico-eleatico che teista, la possibilità di una vita personale dopo la morte in quanto la realtà sarebbe un eterno-infinito-presente[3].

Con il loro entrare in scena mi sembra che un bello scossone l’abbiano preso più alcuni passi dei corpi dottrinali delle Chiese che il teismo in sé, a quest’ultimo ci ha pensato Freud.

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1 L’altro giorno ho letto un libro di un americano vescovo in pensione della Chiesa episcopale, che glissando sull'autentico pensiero di Darwin e di Einstein affermava, poggiando su di loro in stile UARR, la fine definitiva del teismo. Probabilmente il nostro vescovo ha equivocato l'indubitabile collassare di quattro assurdi precetti della sua Chiesa con tutto il teismo, che è invece cosa differente da una specifica confessione seppur sovente contigua.

2 Riporto a riguardo una lettera di Darwin ad Asa Gray, altre sulla stessa tematica si possono leggere qui.

 Lettera 2814 – C.R. Darwin ad Asa Gray, 22 Maggio 1860

Mio caro Gray,
[…] In merito all’aspetto teologico della domanda; è sempre doloroso per me.— sono sconcertato— non avevo alcun’intenzione di dare un’impronta atea al mio scritto. Ma confesso che non riesco a vedere, chiaramente come altri e come desidererei, prove di un progetto e di benevolenza tutto attorno a noi. Mi sembra ci sia troppa miseria nel mondo. Non riesco a convincermi che un Dio benevolo e onnipotente avrebbe creato di proposito le Ichneumonidæ con l’espressa intenzione che si alimentassero all’interno dei corpi vivi dei vermi, o che un gatto dovesse giocare con i topi. Non credendoci, non vedo alcuna necessità nel credere che l’ideazione dell’occhio sia stata mirata. D’altra parte, non riesco comunque ad accontentarmi di guardare questo meraviglioso universo e specialmente la natura dell’uomo, e di concludere che tutto sia l’esito della forza bruta. Sono incline a guardare tutto come risultante da leggi mirate, con i dettagli, vuoi buoni vuoi cattivi, lasciati all’elaborazione di quello che noi potremmo chiamare caso. Non che questa concezione mi soddisfi affatto. Nel più intimo di me stesso, sento che l’intera materia è troppo profonda per l’intelletto umano. Un cane potrebbe ugualmente speculare sulla mente di Newton. — Lasciamo che ogni uomo speri e creda quel che può. —Concordo certamente con Lei che le mie vedute non sono affatto necessariamente atee. Il fulmine uccide un uomo, che sia un buono o un cattivo, a causa dell’azione esageratamente complessa delle leggi naturali - un bimbo (che potrebbe risultare un idiota) nasce per effetto di leggi ancor più complesse; e non riesco a concepire alcun ragione per cui un uomo, o altro animale, non potrebbe essere stato prodotto ab origine da altre leggi e che tutte queste leggi potrebbero essere state ideate da un Creatore onnisciente, che prevedesse ogni evento e conseguenza futuri. Ma più penso più mi sento sconcertato; come in effetti ho probabilmente palesato in questa lettera. 

Sono profondamente colpito dalla Sua gentilezza e dal Suo interesse.— Sinceramente e cordialmente Suo,

Charles Darwin

3 Albert Einstein così conclude la celebre lettera di condoglianze alla famiglia di Michele Besso, suo fraterno amico: “Ora ha lasciato questo strano mondo un po’ prima di me. Non significa niente. Per noi fisici credenti [credenti nella fisica], la distinzione tra presente, passato e futuro non è che un'illusione cocciuta e persistente."

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Febbraio 2020 02:47
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3 commenti

  • Link al commento armando caccamo Martedì, 25 Febbraio 2020 09:02 inviato da armando caccamo

    a che serve, caro Bruno, ipotizzare o addirittura credere in un Dio-creatore che non si può conoscere? è già tanto che possiamo ipotizzare di conoscere le sue opere. Anche la conoscenza della realtà è una conoscenza illusoria in quanto soggettiva, da parte della specie umana e/o da parte degli individui. Infatti abbiamo bisogno, per conoscere la realtà che ci circonda, di stabilire e condividere alcuni presupposti da cui poi trarre conclusioni. E' la nostra condizione. Chi crede che per conoscere Dio basti guardare alle sue opere non vede quanto discutibili esse siano, sul piano filosofico, scientifico ed etico. Accontentiamoci di vivere la vita che ci troviamo a vivere, averne consapevolezza e decidere quale senso darle. E' il massimo diritto/dovere che abbiamo per vivere la vita degnamente.

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  • Link al commento Bruno Vergani Martedì, 25 Febbraio 2020 09:35 inviato da Bruno Vergani

    Caro Armando, consideravo che nelle discutibilissime opere permane tuttavia l’evidenza che la natura tende a perpetuarsi e svilupparsi invece che annichilirsi - al lordo di Corona virus, anch’esso vita, che uccide un po’ di vita perché ci sia ancora vita-, ordine al quale siamo così abituati che diamo per scontato; ecco, se il procedere della natura fosse casuale si svolgerebbe a capocchia talvolta sviluppando, talvolta annichilendo, diciamo fifty-fifty, ma siccome la natura tende invece ad autoperpetuarsi costantemente in questa tensione abbiamo indizio di una sua teleologia e questo da speranza.

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  • Link al commento armando caccamo Martedì, 25 Febbraio 2020 13:44 inviato da armando caccamo

    Sperare si può e forse si deve sul piano emotivo e istintuale. Anche razionalmente si può sperare nei limiti in cui così bene tu, caro Bruno, dici. La cosa importante è che i nostri comportamenti li dobbiamo scegliere fuori dalle credenze religiose, di per sé: i comportamenti infatti si devono automotivare senza essere ancorati a premi o castighi futuri; questi e quelli, se vengono, si devono meritare sul campo mentre si vive.

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