Mi hanno fatto notare che utilizzare il lemma “Uomo” per indicare quelli che hanno vissuto e vivono su questo pianeta è scorretto perché il termine esclude le donne. Per rimediare indicavano l’utilizzo delle definizioni alternative “esseri umani”, “umani”, “umanità”. Prescrizione contraddittoria visto che humanus deriva da homo, pertanto anche queste definizioni appartengono a parametri androcratici. In subordine indicavano di utilizzare “persone”, concetto inadatto visto che esprime singolarità individuali e non il fondamento comune di noi tutti.
Maschilismo, paternalismo, androcentrismo, sono così tanto incistati nella semiotica occidentale che ci vorranno centinaia di anni per risolvere il problema trovando parole nuove. Tuttavia , nel frattempo, mi sembra che l’importante sia usare le parole consapevoli degli strumenti che sono, meri arbitri condivisi da non innalzare a dogmi assoluti.
Mica è agevole implementare parole alternative a “umanità”, “umanesimo”, oppure ridefinire “Homo sapiens” o “Dichiarazione dei diritti dell’uomo”, formule seppur carenti che possiamo comunque ancora utilizzare visto che ci siamo già messi d’accordo su ciò che vogliono dire e, tra, ciò che vogliono dire dicono che le donne sono tutte incluse. Chi non d’accordo può sempre fondare e proporre parole nuove, ma insistere petulanti per respingere quelle che già adoperiamo è un po’ come farci togliere le scarpe per mettere le pattine, robe scomodissime.