Nella riflessione teoretica occidentale il concetto dell’io è stato elaborato anche con esiti iperbolici. Proprio com’è accaduto per Dio, l’io è stato talora esaltato a creatore della realtà oppure sminuito fino al punto da giudicarlo una entità inesistente, un mero agglomerato di estemporanee percezioni sprovvisto di un nucleo stabile.
Sulla prima concezione di un io (personale o universale) che fa il mondo lascio il giudizio al lettore, sulla seconda che afferma l’inconsistenza ontologica dell’io, annoto che se interpretata letteralmente e portata fino alle estreme conseguenze, il comandamento morale del non uccidere -olocausti inclusi- perderebbe qualsiasi significato, visto che è impossibile accoppare nessuno.
Bislacco l'impegno teoretico se poggia sulla morale al punto da diventare un tutt’uno con essa, ma un minimo di permeabilità va forse mantenuta, non tanto per essere più buoni ma per non prendere cantonate.