«Incominciamo a vivere realmente solo alla fine della filosofia, sulla sua rovina, quando abbiamo compreso la sua terribile nullità, e quanto inutile sia stato ricorrere ad essa, poiché non ci è di alcun aiuto» (E. M. Cioran, Précis de décomposition).
Mi è piaciuto questo liberarsi dal massimalismo della filosofia, così ho provato a onorare l’invito mentre la mattina imbiancavo a calce e nel pomeriggio zappavo l’orto, ma in quell’azione-pensiero la filosofia ritornava gloriosa. Irrilevante se zappa o libro, la dinamica assomiglia all’Ora et labora: prega lavorando e lavora pregando; pensa-lavorando-lavora-pensando.
Alle ortiche si può gettare la professione del filosofo e pure tutta la storia della filosofia - plausibile che Cioran si riferisse a ciò - ma se è vita non può cessare neppure cestinando la vita, perché anche questo sarebbe moto filosofico. Arzigogolato ma filosofico.