BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Giovedì, 10 Agosto 2017 11:07

Potenza della bugia

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Nella realtà sociale non di rado si aggirano dei bugiardi pressoché perfetti, sovente stigmatizzati dalla morale, esecrati dalle religioni e se esagerano sanzionati dal diritto, ma in altri territori, come nel rapporto con noi stessi o nell’indagine metafisica, il mentire appare invece tematica nebulosa e complessa in quanto un pensiero-atto perché risulti davvero contrario alla verità implica necessariamente, oltre alla intenzionalità del soggetto, l’esistenza di una verità assoluta e univoca che sia ben conosciuta e tradita dal bugiardo.

Il punto è, dunque: «Quid est veritas?». Gesù di Nazareth aveva risposto col silenzio e Agostino analizzando la menzogna per indagare la verità definiva la «questione straordinariamente oscura» (De mendacio). La psicoanalisi osa di più provando a riordinare le bugie equivocate per verità e le verità equivocate per bugie in un “Io non padrone in casa sua” (Freud). La scienza evita di affermare una verità assoluta ipotizzando e confermando, via, via, verità parziali e relative, dunque progredendo attraverso verità incomplete e vere e proprie bugie, di volta, in volta, rivedute o scartate sostituite da nuove provvisorie verità e anche da inedite bugie. Anche alcuni approcci filosofici assolvono e finanche valorizzano bugie a iniziare dalla sofistica, che sostenendo il primato del relativismo soggettivistico nega una verità assoluta affermando, invece, estemporanee pseudo verità fluttuanti implementate, lì sul momento, dai differenti soggetti. Nel 1911 Vaihinger prendendo le mosse dal kantiano «come se» teorizzava una filosofia della finzione (finzionismo) nella quale affermava la strutturale contraddizione e inconsistenza del comune sapere che tuttavia accettiamo e manteniamo non perché sia vero ma perché ci è utile. Bugie condivise per nulla patologiche ma normali e inevitabili come i miti e i simulacri d’immagini smaterializzate dalla realtà, che Vaihinger invita a utilizzare consapevolmente con scaltrezza a nostro profitto, indifferenti a esigenze di verifica. Ben oltre il finzionismo filosofico è nell’arte che la bugia raggiunge l’acme dell’utilità:

«Il poeta è un fingitore. 
Finge così completamente
 che arriva a fingere che è dolore 
il dolore che davvero sente.
 E quanti leggono ciò che scrive,
 nel dolore letto sentono proprio
 non i due che egli ha provato,
 ma solo quello che essi non hanno. 
E così sui binari in tondo 
gira, illudendo la ragione,
 questo trenino a molla
 che si chiama cuore.» (Fernando Pessoa)

In tale fattispecie artistica noncurante della dicotomia vero/falso «Il linguaggio è il principale strumento del rifiuto dell’uomo di accettare il mondo per come è» (George Steiner), così al pari di Dio quando disse: «“Sia luce!” E luce fu» (Genesi), il percorso artistico - pittura e musica incluse - implementa un’inedita realtà, auto-progettando la parte di un nostro personaggio che interpreteremo - personaggi in cerca d'autore (Pirandello) - nel fertile spettacolo che dirigeremo così da trarne piacere, profitto e cura. «Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra» (Isaia 65:17).

Pur nel distinguere la differenza tra l’impostura del delinquente e il delirio del drogato dalla finzione creatrice dell’artista, questi frammentari spunti evidenziano ambiguità e ambivalenze non patologiche ma squisitamente umane. Forse utile precisare meglio la fattispecie del bugiardo patentato, quello stigmatizzato dalla morale, esecrato dalle religioni e se esagera sanzionato dal diritto, nei seguenti più puntuali termini: narrazione del bugiardo patentato stigmatizzato da narrazioni morali, esecrato da narrazioni religiose e se esagera sanzionato da narrazioni del diritto, con forse l’unica differenza che la narrazione del bugiardo è autistica e le altre condivise.

Dunque l’uomo, a differenza dagli (altri)[1] animali, è costretto in questa tabula rasa di mondo orfano di senso al ruolo di dio creatore e demiurgo ordinatore, così da emanciparsi da un assoluto relativismo ontologico? Risponderei sì, a patto che non esageri (Hybris) replicando soggettivi monoteismi dove l’individuo si erge smisurato sopra gli altri uomini e la natura, natura che è, e che c’è, indifferente alle nostre narrazioni nel suo accadere potente e perlopiù ordinato.

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1 Nel merito di quanto scritto l’uomo è animale davvero singolare, per certi versi tutt’altro rispetto agli altri.

Ultima modifica il Lunedì, 14 Agosto 2017 08:00
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1 commento

  • Link al commento Maria DAsaro Giovedì, 17 Agosto 2017 20:34 inviato da Maria DAsaro

    Assai intriganti queste riflessioni sulla dialettica feconda tra 'verità' e 'menzogna': "forse l’unica differenza che la narrazione del bugiardo è autistica e le altre condivise". Buon mese di agosto.

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