Il sistema del blog informa che questo è il millesimo post che pubblico. Il dato mi meraviglia, non pensavo d’aver scritto tanto in meno di cinque anni. Qualche articolo è preciso, altri confusi, numerosi da sviluppare. Ad eccezione di qualche recensione quasi tutti perlopiù condensati come appunti vergati a caldo su un taccuino.
Autodidatta scrivo in mezzo a un altro mestiere e non tutte le ciambelle escono col buco, l’importante è cucinarle con piacere. Non so se esista un qualche motore universale che grazie a un ignoto carburante origini e produca i pensieri, ma nel constatare d’averne a oltranza ho fondati indizi che quel motore siamo noi stessi: se un qualche Dio c’è lo vedo somigliante all’uomo pensante.
Da un occhio esterno sembra che l’autore di un blog di nicchia, tra l’artistico e il filosofico come questo, sia un primo violino che se la canta e se la suona più o meno intonato, tutt’altro: senza rapporto con gli altri non avrei potuto elaborare stilemi su ciò che mi capita a tiro. Poco importa che tali contenuti siano accettati o contestati, importa che il lettore venga in qualche modo stimolato a un suo movimento di pensiero così da produrne di migliori, ne ho bisogno, dopo tanto indagare manco so chi sono, permango angosciato dal pensiero della mia morte e di quella degli amici, balbetto di fronte alla casualità del dolore.