Peperoni fritti a cena ed ecco in rapida successione l’abbiocco e il sonno profondo dove sogno mio padre morente, siccome gli fa male lo stomaco preparo una tisana, ma nel farla realizzo che papà è morto da tempo e il mal di stomaco mica può averlo; morire è scocciante però ti fa passare il mal di stomaco.
Passo dall’inconscio al subconscio quel giusto che basta per capire che il mal di stomaco è tutto mio, finalmente conscio considero che se proprio volessi pregare qualcuno per farmi lenire la sofferenza opterei per mio padre morto invece che per Dio. Non possiamo escludere che un padre biologico ci ascolti anche da morto, non come quell’altro che glissa pure su Auschwitz, forse perché indifferente, forse perché non esiste, forse perché ne è il mandante occulto.
Alcune teodicee esaltano il dolore, dicono che è proficuo nell’economia salvifica universale, così si sono inventati una stufa che va a sofferenza. Piazzata sulla terra scalda il cielo sempre in debito di combustibile al punto che manco la passione di Gesù Cristo è riuscita a soddisfarla. Irrilevante se alimentata con sofferenza meritata o ingiusta o assurda, l’importante è caricarla a oltranza. Insaziabile è onnivora, va a pellet, legna, cippato, bioetanolo e petrolio, uno vale l’altro, la chiamano “sofferenza vicaria”.
2 commenti
-
Link al commento
Venerdì, 27 Gennaio 2017 08:38
inviato da
Maria DAsaro
Anche questa tua riflessione mi trova concorde. La sofferenza non è salvifica. Solo l'amore ci fa bene. Dopo Auschwitz - ma anche prima, visto che non ci siamo mai fatti mancare massacri e atroci sofferenze - non possiamo non ipotizzare un Dio inesistente, aguzzino o ... impotente. Anche se, specie per come lo intende e lo vive un Hans Kung, l'essere cristiani può costituire cosa buona.
-
Link al commento
Lunedì, 30 Gennaio 2017 09:43
inviato da Delia
Salvifica per l'umanità (per così dire) o per il singolo? Perché nella mia esperienza la 'sofferenza' ha valenza diversa da individuo a individuo, anche a quando condivide la stessa esperienza. Che infatti ritengo individuale e mai 'di massa'.
Trovo comunque eccessivo sia esaltare la sofferenza come via sia demonizzarla come punizione o crudeltà di ....(sui puntini scrivere quello che si ritiene, anche i peperoni fritti, se e' il caso).
Ne valenza salvifica ne punitiva. Una parte delle esperienze che ci tocca. Credo piuttosto che sia importante che quella parte di sofferenza che "ci tocca", arrivi perché e' insita nella strada che - per quanto possibile - liberamente scelta come nostra,mcapacimdi aiutarci a soddisfare i nostri bisogni e riuscire a raggiungere i nostri desideri.
Dando semmai un senso alla parte di sofferenza che ci tocca.