Un amico di Martina Franca m'aveva raccontato di suo padre che nella seconda guerra mondiale era sopravvissuto alla tragica ritirata dal Fronte orientale. Nella steppa russa si era rifugiato stremato sotto un carro e quasi assiderato gli era apparso un enorme cavallo bianco con sopra san Martino che brandendo la spada gli ordinava di rialzarsi per riprendere la marcia verso casa. In mezzo alle nevi sovietiche poteva anche apparirgli un qualche santo russo come salvatore oppure Shiva, invece gli era apparso Martino di Tours vescovo cristiano del IV secolo patrono del suo paese in Puglia. Ovvio che al militare martinese sia comparso san Martino invece di Shiva, ciò nonostante ovvietà ricca d’inaspettati sviluppi tutti da approfondire. Propongo qualche spunto di lavoro.
«Il mondo è la mia rappresentazione» nondimeno tale rappresentazione non è sempre e solo propriamente “mia” - con “mia” intendo di soggetto sovrano che interpreta in assoluta autonomia la realtà -, in quanto la personale interpretazione si muove, sviluppa e attua, all’interno di uno specifico paradigma di riferimento che struttura il nostro pensare e determina linguaggi, direzioni, orizzonti. Le conseguenze appaiono rilevanti, per esempio nel rapporto tra un appartenente al paradigma copernicano, che vede al centro dell’universo il sole, e un esponente del paradigma tolemaico, che vede invece la Terra immobile al centro dell'universo con tutto il resto che ruota intorno, sarà preclusa la reciproca comprensione posto che non terranno conto del differente regno concettuale e distinto universo nel quale si muove l’altro interlocutore. Siccome i paradigmi valgono, oltre che per le meccaniche celesti, anche per il vivere concreto di ciascuno, opportuno conoscerli a iniziare dai nostri, registi intransigenti quanto sconosciuti, evitando di fagocitare nei personali paradigmi quelli degli altri. Oltre a una più chiara visione di noi stessi nel rapporto con gli altri, tale approccio risulterà utile per lo studio e la comprensione della storia e di qualsiasi disciplina; in fin dei conti quasi tutto si muove onorando paradigmi.
Oltre a Jung, che individuava nell’'inconscio personale «forme a priori» collettivamente innate, veri e propri approcci sistematici per paradigmi sono stati implementati da Thomas Samuel Kuhn per la filosofia della scienza e da Hans Küng per la teologia; quest’ultimo, grazie ad una classificazione sistematica per paradigmi, affronta la storia delle Chiese cristiane e delle religioni chiarendo ingarbugliate questioni e risolvendo equivoci e incomprensioni; a mo’ d’esempio l’insensatezza di entrare a gamba tesa nel post moderno col paradigma medievale-controriformistico; «nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi.»
Il paradigma in quanto regno concettuale universale e autonomo differisce dal concetto di modello inteso come prototipo, esempio, stile, atteggiamento, ecc., modello che quand’anche unico e originale permane, in ogni caso, subordinato al paradigma che lo contiene e genera. Osservo stranieri che vivono in Italia parlando italiano ma che quando sotto stress sparano imprecazioni in lingua madre, così un salernitano convertito all’induismo vestito all’indiana che recita mantra seguirà un modello indù, ma i paradigmi che lo costituiscono permarranno italici. Vale anche per il soprano giapponese che canta Puccini e pure per il novello seminarista cattolico zambiano nel quale sangue scorre più animismo che Concilio Tridentino.
«Tu vuo' fa' ll'americano
Mericano, mericano
Ma si' nato in Italy!
Sient' a mme: nun ce sta niente 'a fa'
Ok, napulitan!»
Contaminazioni perlopiù utili, tuttavia ancor più proficue se consapevoli. Va precisato che anche i paradigmi seppur concezioni onnicomprensive, autosufficienti e universali talvolta s’incrociano, accavallano e compenetrano.
Chissà se, in qualche modo, il DNA veicola paradigmi? Forse il paradigma più diffuso e tenace è quello preistorico premorale, latente quanto potente, paradigma ancestrale tenuto a bada da altri paradigmi più recenti fondati sulla razionalità, ma basta una svista e si erge in tutta la sua gloria, uccide a colpi d’ascia, butta acido negli occhi.