Il più delle volte nel visitare filosofi credenti in un Dio personale e trascendente apprezzo la loro compagnia; in questi giorni quella di Kierkegaard.
Il percorso all’inizio è piacevole, stimolante e arricchente, il problema è che dopo aver fatto un po' di strada in bella compagnia non pochi di questi autori si arrestano e come base jumper si gettano in territori misteriosi. Interrompendo il comune tragitto di pensiero, fin lì percorso, rompono il passo e il patto (dialogico) entrando inopinatamente nel tragico in un personale livello intimo inaccessibile, del quale non possono dire se non invitarmi a gettarmi anch'io.
Punto che procura una frattura di comunicazione, momento palese e insieme oscuro di disperazione-grazia tutto da indagare che dovrebbero dettagliare con precisione. Giusto per non sfracellarsi emulandoli a scatola chiusa.