BLOG DI BRUNO VERGANI

Radiografie appese a un filo, condivisione di un percorso artistico

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Giovedì, 08 Settembre 2016 09:40

Ontologia di strada (famolo strano)

Scritto da 
foto di Gloria Gerosa foto di Gloria Gerosa

Talvolta l’osservazione spietata[1] della realtà procura l’accadimento di vederla per davvero, lì l’oggetto appare inedito e strano e sorge la domanda: ma che cacchio è-perché c’è-come c’è?
Il soggetto in quel "non so perché eppure c'é" dell'oggetto, invece di scompigliarsi e smarrirsi è come se si riunificasse potente in sé e con l'oggetto.

1 inesorabile nei confronti del consueto vedere che interpreta sistematico poggiando sul ricordo.

Ultima modifica il Sabato, 10 Settembre 2016 09:00

3 commenti

  • Link al commento Bruno Vergani Sabato, 10 Settembre 2016 09:07 inviato da Bruno Vergani

    Per come la vedo il filosofare, prima di qualsiasi erudizione, è il visitare e frequentare empiricamente e (poi) teoreticamente territori come questo.

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  • Link al commento Amos Domenica, 11 Settembre 2016 02:14 inviato da Amos

    Come può un oggetto apparire inedito dopo in seguito ad analisi basata sul ricordo? Previo quindi riconoscimento dello stesso

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  • Link al commento Bruno Vergani Domenica, 11 Settembre 2016 08:48 inviato da Bruno Vergani

    E’ vero, sempre insidiosi gli aggettivi, la soluzione sarebbe il silenzio - forse ancor più insidioso (nel silenzio ci può essere dentro di tutto e nulla) - e se diciamo forse più corretto definirlo sì strano ma non inedito; strano contiguo al processo di straniamento che coglie una insolita singolarità dell’oggetto, vedendolo e conoscendolo confrontandolo, necessariamente, con oggetti conosciuti. Per quanto mi riguarda work in progress.

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