Forse ognuno ha quello che si merita e lui era lì per accettare un terreno in dono. Ascoltava il notaio citare monotono numeri di particelle e cognomi di confinanti, ma improvvisa la svolta: sente il suo nome seguito da un
«che con animo grato accetta».
Sarebbe bastato un «che accetta» per formalizzare la donazione, che bisogno c’era dell’animo grato?
Passi “grato” che tanto assomiglia a “gratis”, ma scrivere “animo” che tanto assomiglia a “anima” in una formula giuridica è davvero roba pericolosa; un mix di omelia mariana e sermone di Seneca che gli appioppavano di rito senza manco chiedergli come si sentisse per davvero.
Ma lui era un tipo conciliante e aveva fatto finta di niente.
“La Vierge au Donataire” Francois Beisson