Parlava grave. Parlava lungo e lamentoso. Parlava lento. Ti guardava negli occhi e mormorava fisso con la faccia seria. Frequentava chi era abile nel conformarsi alla sua sofferenza, chi rispondeva in litanica assonanza al suo piagnisteo.
Voleva soffrire. Dolore indelebile, onnipresente. Guai se qualcuno interrompeva la sua preghiera, guai se offendeva la sacra ipnosi, guai all’uomo leggero che infastidiva la sua ricerca di fissa ripetizione. Lui voleva soltanto che si onorasse il suo devoto impegno nel conservare quel paio di dolorose idee fisse «dalla concorrenza con tutte le altre, per renderle indimenticabili».
Il finale virgolettato è stralcio da «Genealogia della morale» di Nietzsche, 1887.
Nietzsche polemizzava contro l’ascetismo religioso; io descrivo un ateo che conosco: poco c’entra essere credenti o miscredenti per impaludarsi in quei territori, basta e avanza la personale sottomissione a un paio di teorie tiranne, a un paio di idee fisse.
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Sacro&Profano
1 commento
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Sabato, 25 Gennaio 2014 19:50
inviato da matilde cesaro
Tema imponente: la leggerezza contro l'impegno a onorare dolorose idee fisse...
Una sottomissione a ripetere, una coercizione dell'animo contro la superficie dello stupore!
La leggerezza è una costruzione
non per tutti
non da tutti
non a tutti