Metà gennaio, sabato mattina. Mi reco al fondo, quello isolato a due chilometri da casa, dove sto implementando l’orto mediterraneo, personale laboratorio filosofico più che botanico. Inizio a piantare 14 cipressi sempervirens pyramidalis varietà Bolgheri DOC, quelli gagliardi, ritti ritti.
Nel terreno confinante, a ovest, un trattore romba spruzzando diserbante, in quello a nord il vicino irrora erbicida sulla calendula selvatica in fiore e da est un cacciatore spara a un tordo che mi passa sopra.
Mentre i pallini mi cadono attorno sento, dal profondo, la mia voce che recita convinta:
«L’inferno sono gli altri.»1
1«L'enfer, c'est les autres» opera teatrale «A porte chiuse» (Huis clos),
Jean-Paul Sartre, 1944.
3 commenti
-
Link al commento
Sabato, 18 Gennaio 2014 12:47
inviato da
Michaela Beckert
Come ti capisco!! Saluti Michaela
-
Link al commento
Sabato, 18 Gennaio 2014 12:53
inviato da benedetta
e' meglio
stare nel campo "pulito" e vedere i campi "sporchi"
o stare nei campi "sporchi" e vedere il campo "pulito"
??? -
Link al commento
Sabato, 18 Gennaio 2014 17:59
inviato da
@brunovergani
Cara Benedetta penso meglio dal “pulito” vedere lo “sporco”, ma facciamo proprio bene a virgolettare perché tutto sommato - in questa metafora giardin-sociale - dipende dai criteri dall’osservatore:
il mio vicino definisce sporco il terreno quando verde, invece pulito quando - post diserbante - tutto è disseccato, e forse nel vedermi piantare cipressi in mezzo alla calendula fiorita ha visto sporcizia decuplicata: e per i fiori di calendula e per i cipressi per lui alberi da cimitero e di morte. Non so se nell’osservarmi abbia detto “L’inferno sono gli altri”... Tutto sommato non male la borghese proprietà privata.