Ognuno ha i suoi gusti e l’uscire da un bazar per entrare in un tempio è una costante piacevole nei miei ricordi di viaggio. Oggi la gradevole esperienza mi si è rinnovata, da internauta, nel chiudere il blog di Grillo per aprire il sito del Vaticano dove, in un paio d’ore, si può leggere la Lettera Enciclica Lumen Fidei. L’impaginazione è tanto sobria e elegante che quasi ti viene piacere se il Vaticano, quanto risparmia dall’ IMU, poi lo utilizza per implementare un sito così ineccepibile.
Nel leggere la perplessità ha, via, via, sostituito il piacere per la prevedibile tesi di un Magistero ecclesiale posto come unico garante di luce e verità per il mondo intero.
Il documento appare discontinuo, sincopato, a tratti confuso: una interessante esposizione dialettica sulla verità, dove il credere non si oppone al cercare, come storicamente testimoniato dalla sinergia della Scrittura e dei Padri della Chiesa con la cultura ellenistica, conclude affermando il primato della Chiesa cattolica accusando, implicitamente, tutto il resto di idolatria: «Davanti all’idolo non si rischia la possibilità di una chiamata che faccia uscire dalle proprie sicurezze […] Capiamo allora che l’idolo è un pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell’adorazione dell’opera delle proprie mani. L’idolatria non offre un cammino, ma una molteplicità di sentieri, che non conducono a una meta certa e configurano piuttosto un labirinto.»
Insieme all’apertura ai liberi cercatori di verità «poiché la fede si configura come via, essa riguarda anche la vita degli uomini che, pur non credendo, desiderano credere e non cessano di cercare» e stima per ogni uomo che « cerca di riconoscere i segni di Dio nelle esperienze quotidiane della sua vita, nel ciclo delle stagioni, nella fecondità della terra e in tutto il movimento del cosmo», l’Enciclica ripropone al libero cercatore- nel contempo e con meno stima - «il dono della successione apostolica. Per suo tramite, risulta garantita la continuità della memoria della Chiesa ed è possibile attingere con certezza alla fonte pura da cui la fede sorge. La garanzia della connessione con l’origine è data dunque da persone vive, e ciò corrisponde alla fede viva che la Chiesa trasmette. Essa poggia sulla fedeltà dei testimoni che sono stati scelti dal Signore per tale compito. Per questo il Magistero parla sempre in obbedienza alla Parola originaria su cui si basa la fede ed è affidabile perché si affida alla Parola che ascolta, custodisce ed espone.»
Perché «la fede accompagna tutte le età della vita, a cominciare dall’infanzia: i bambini imparano a fidarsi dell’amore dei loro genitori.»
La proposta è chiara: affidamento all’amore dei grandi. Si chiama infantilizzazione, di solito fa più male che bene.
Nelle 82 pagine della Lettera Enciclica il lemma fede compare 399 volte, amore 129, luce 123, verità 72.
Tutti i lemmi sono contestualizzati, analizzati, messi a fuoco e interpretati. Solo “amore” irrompe dogmatico. Anche questa è infantilizzazione e a me non piace.
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Pubblicato in
Sacro&Profano
3 commenti
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Sabato, 06 Luglio 2013 12:18
inviato da
Augusto Cavadi
Bravo, Bruno! Sempre lucido, attento!
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Sabato, 06 Luglio 2013 14:45
inviato da matilde cesaro
Ho cercato lemmo: o una ciotola (una ciotola?) di ceramica quelle che usava mia nonna per essiccare il passato di pomodori al sole e farne concentrato, oppure un cognome diffuso nell'alto Lazio e Campana che parrebbe sia un diminuitivo di Guglielmo (banale)!