Al bar in piazza l'erudito della compagnia cita Henry Louis Mencken e ti chiede: «Lo conosci?» Stai per rispondere «NO», ma una forza ignota ti paralizza e falso come Giuda fai l’espressione di chi lo conosce almeno un po’, ne ha un indistinto ricordo, ne ha forse sentito parlare. Tornato a casa, memore dell’espressione altezzosa dell’interlocutore, fai un giro su Google per colmare la lacuna e riessere degno dell’umano consesso.
Claudio Magris afferma:
«Un'onesta e fedele divulgazione è la base di ogni seria cultura, perché nessuno può conoscere di prima mano tutto ciò che sarebbe, anzi è necessario conoscere.»
Bene la divulgazione e anche l’erudizione, più problematico l’invito di Magris a onorare l’apprendimento, di seconda mano, del “necessario conoscere”: nella Biblioteca del Congresso ci sono 28 milioni di libri - parziale espressione dello scibile umano -, siccome è impossibile leggerli tutti nell’arco di una esistenza individuale, quali e perché “è necessario conoscere”?
Ogni gruppo umano fa le sue scelte: all’Inter club di Lambrate se ometti di citare nella rosa 1974-75 il giocatore Scala Nevio sei out, scomunicato, indegno. Nel gruppo di Magris - tipologia antropologica che considera gli Inter club sottoculture - il “necessario conoscere” contempla, probabilmente, i programmi nostrani della scuola dell’obbligo: saper leggere, far di conto, non equivocare il rinascimento con la resistenza e nel riferirsi alla “seria cultura” Magris indica, presumibilmente, il minimo sindacale di saper comprendere la pagina culturale del Foglio di Giuliano Ferrara.
Anche se nelle steppe del Kalahari i boscimani perseguono differenti “serietà” va preso atto che dalle nostre parti la scolarizzazione serve, emancipa, migliora le esistenze: ogni volta che in TV mostrano incursioni nelle abitazioni di boss di `ndrangheta l’arredamento costoso ma kitsch è dimostrazione estetica della relazione diretta tra incultura e inciviltà. Appare, dunque, puntuale l’invito di Magris al “necessario conoscere” eppure, in quel "necessario", permane qualcosa di non risolto, di autoritario, di forzato, di insidioso. La cultura non può essere ridotta a un corredo di cognizioni da apprendere per decreto, a standard di erudizione imposta.
Kant vedeva il soggetto, l’Io, come legislatore dei fenomeni: tutto il potere al soggetto, esponente dell’Inter club di Lambrate e boss calabrese inclusi in quanto uomini prima che tifosi o delinquenti. Mi sembra non ci sia miglior punto di partenza per ogni percorso educativo, tutto il resto è violenza.