Di vita ce n’è una sola ed è questa sulla terra. Così dicono i miei amici atei mentre si danno da fare. Invece chi, come me, ha avuto un imprinting cattolico, anche se oggi non pratica religione alcuna sotto sotto pensa e vive come se di vite a disposizione ne avesse tante. Come se esistesse un dopo, un tempo che verrà, un domani dove i conti in sospeso, l’incompiuto personale e sociale potranno in qualche maniera misteriosa compiersi. Come se esistesse un posto e un tempo a venire dove realizzeremo gli amori pensati e non vissuti, ogni desiderio, dove incontreremo le risposte non trovate e gli ideali traditi saranno guariti e ricomposti.Questo atteggiamento di fondo, seppur inconsapevole, tende nel quotidiano a far procrastinare le scelte, a rallentare i percorsi, a non prendersi la paternità dell’azione, a non cercare soluzioni rapide e concrete. Un vivere il tempo come se il senso non è tutto qui e adesso porta a delegare, ci anestetizza e intiepidisce. Quando sarà, dove sarà, come sarà questa realizzazione cosmica? Non lo sappiamo tuttavia, come dentro un incantesimo tendiamo a comportarci come se accadrà. Questa atteggiamento di fondo si esprime talvolta come rassegnazione; con la mancanza di giudizi fortemente critici sulla situazione storica, con disimpegno e qualunquismo per la trasformazione del mondo. Talvolta con lo stato d'animo di chi è vagamente fiducioso negli avvenimenti futuri di cui, pur non conoscendo i contorni precisi e le esatte possibilità di riuscita, per motivi misteriosi rimane un po’ ottimista: il classico “speriamo” .L'escatologia (dal greco éskhatos=ultimo) è, nelle religioni, il pensiero che riconosce il destino ultimo degli uomini e dell’universo. Per quanto suesposto l'escatologia non è una disciplina astratta, in quanto le aspettative ultime dell'uomo determinano inevitabilmente il comportamento presente e quotidiano. Dall’aprire un conto corrente, all’acquisto di un prodotto, all’educazione di figli, al scegliere un partito che ci rappresenti. Speranza cristiana: virtù soprannaturale che si esprime come tensione astratta per aprire varchi di fiducia illusori. Un atteggiamento dell’animo, uno slancio che accarezza il sogno di continuare nel tempo, che veste il domani per sfuggire all’agguato della morte, ma che invece di fatto ci rende davvero poco virtuosi.Bruno Vergani
Immagine: "Città ideale d’oro" di Paolo Polli. Per gentile concessione dell'autore