Nell’ultimo numero di Tracce, rivista internazionale di Comunione e Liberazione, Anna Leonardi scrive l’articolo: “Perché io non vengo via con te” sul programma di Fazio e Saviano.L’Autrice evita di entrare nel merito dei contenuti del programma, li passa in rassegna in punta di penna: ricorda l’ossimoro di Emma Bonino che parla di aborto come di diritto alla vita e di Fini e Bersani che si con-fondono, poi espone il suo teorema, che sintetizziamo come segue: nel format i personaggi protagonisti si presentano addobbati di purezza, poi nessuno escluso, spinti da interesse privato (“delatori”) sferzano colpi a una società ritenuta ingiusta. A questo punto il giudizio di valore, la sentenza, dell'Autrice; che, anche qui, esponiamo in sintesi: un vuoto che da l’illusione del pieno, il niente che da la sensazione del congruo; mistificazione dove la percezione del reale bisogno è condotta inevitabilmente a perdersi, ad evaporare.Che non si deleghi la propria emancipazione ad un format televisivo come giustamente invita, tra le righe, l'Autrice è più che condivisibile, anzi già che c’è dia nel merito un giudizio culturale sulla televisione del Presidente del Consiglio che lei sostiene. Della Bonino di Bersani e anche di Fini che ognuno scriva, motivando, il proprio giudizio.La tesi di fondo dell’articolo, quella vera al di là del rumore, rimane irrisolta: in base a quale postulato si ritiene che quando si incontrano un paio di amici della Leonardi, indipendentemente da ciò che pensano, dicano o facciano i due ciellini, si presuma accada un avvenimento salvifico, dove la verità assoluta si manifesta in gloria; dove si svela il compimento supremo del destino e la realizzazione umana definitiva? Invece quando milioni di persone partecipano ad un momento condiviso, però in ambito diverso da quello della Leonardi, sono giudicati, indipendentemente da ciò che pensano, dicono e fanno, degli illusi, dei babbei ingannati da ciarlatani?Forse sarebbe il caso che la direzione di Tracce sia più prudente nel mettere in piazza un articolo così debole, più che offensivo comico nel suo puerile integralismo.