Prima della crisi economica in atto, migliaia di piccoli risparmiatori, consapevoli della personale ignoranza in materia finanziaria, avevano affidato i lori sudati risparmi a professionisti del mercato finanziario, perché li giudicavano addetti ai lavori competenti, in grado di prevedere il futuro dei mercati. Guru forse capaci di leggere il pensiero, di interpretare le ambizioni che il risparmiatore intimante desiderava e non osava esternare, così si sono affidati a chi, credevano, potesse garantire custodia e crescita dei loro denari perché onnisciente. Come bambini hanno creduto a maestri e si sono fatti gestire; è noto che l’infantilismo sta nel credere che l’altro sappia tutto. Poi è arrivato il Crac e i risparmiatori invece di guadagnare hanno perso, così da bambini sono diventati adulti e anche filosofi: non hanno più creduto che l’altro sappia. Il dogma da catechismo di credere che l’altro sappia, nelle numerose varianti dottrinarie, religiose e atee, è problema urgente. C’è chi gestisce il risparmio, chi Dio, chi la politica, chi le anime, chi i pensieri, chi le parole, chi gli affetti. Qualche risparmiatore seppur con le orecchie basse si è emancipato dalla penosa superstizione che l’altro sappia gestirlo, invece numerosi fedeli, devoti, clienti, elettori, innamorati e allievi si ostinano nel crederci ancora.