Avevo forse sei annie in un giorno ventoso mi portarono a casa dei vicini. Stoffe nere attaccate alle pareti, sul letto una vecchia ferma con gli occhi chiusi e la faccia strana, faccia da donna che dorme da sempre. Qualcuno col pollice gli ha tirato all'insù una palpebra: l’occhio era fisso e biancastro. Non mi piaceva rimanere lì, ero sceso solo per la strada il cielo era terso e arrivava il vento freddo dalle montagne. Forse era quel vento che immobilizzava la vecchia, la faceva diventare una cosa fredda e ferma. Strana cosa la morte, se il vento delle montagne era così forte da far diventare “cose” le vecchie andava rispettato, ma più potente della morte erano i gatti. In casa c’era il gatto Stefano, nero, enorme. Pelo morbido, caldo, pancia molle che al tatto faceva uscire un qualcosa di potente, più forte del vento delle montagne che faceva morire le vecchie. La vecchia nel letto era strana, aveva l’aspetto di una persona ma si comportava come una pietra. Ci sarebbe voluta una donna metà gatto metà donna, faccia da gatto corpo da donna, lei forse sarebbe immortale.