Con la moto nel fine settimana partivo con la manetta del gas al massimo in direzione nord, verso le montagne, il posto degli déi. Costeggiavo il lago di Como e in tre ore ero in cima al passo dello Spluga. Rimanevo là solo a contemplare la natura un po’deluso, gli dèi che dalla pianura intravedevo sulla vetta raggiunta la cima erano spariti, allora li cercavo ancora sulla strada del ritorno, nel brivido di rifare il passo in discesa a velocità folle. Forse la verità si può indicare ma non svelare, se la nomini scompare, forse gli déi si divertivano come gatti selvatici a rimanere nascosti, sempre un po’ più in là. Mi stavo convincendo che per avere un incontro ravvicinato con il divino necessitavo di altri portolani e non dovevo fare il motociclista ma l’entronauta. Più interessante delle montagne era diventato il cimitero monumentale di Milano, oltrepassato il portale entravo in un altro regno, lì le divinità si percepivano, si intravedevano, dèi minori confinati in una specie di serra, di zoo, forse da un Dio supremo più potente di loro, messe lì per essere guardate dai mortali.