Il capro prima di accoppiarsi odora la femmina poi, invece di coprirla, resta fermo con gli occhi vitrei. Tira all’infuori il labbro superiore, alza la testa, fissa il cielo e rimane pietrificato nella postura mentre la femmina agita la coda. Sembra uscito da sé stesso, in estasi. Non si comprende se, in quel suo guardare immobile lassù, adori o sfidi il Dio del catechismo cattolico, oppure si senta parte dell’Uno neoplatonico. Forse nel suo trascendere pietrificato riesce ad adorare, sfidare e percepirsi nell’Uno in una sola mossa, consapevole che «La vera vita è solo lassù: la vita di adesso, in quanto vita senza Dio, non è che un’ombra di vita» (Enneadi, VI, 9,9).Intanto la capra non curante dei sistemi metafisici del compagno rimane per un po’ in attesa, indifferente a Dio, all’ ineffabile, all’ inesprimibile, alle alte sfere, al Tutto e anche all’Uno; poi, esausta della con-fusione del partner, se ne prende un altro.