Avevo iniziato la lettura di Freud che conoscevo per sentito dire. Dopo aver letto i "Tre saggi sulla teoria sessuale", che mi ero trovato sullo scaffale della mia libreria quasi a gratis (un euro) allegato al Corriere della Sera; appurato che per così poco avevo avuto così tanto, avevo poi acquistato l' "Interpretazione dei sogni", lettura che mi aveva impegnato per tre mesi.
Qualche amico si era accorto che mi attardavo in un testo inconsueto.Un cattolico mi aveva detto: "Oddio!". Un induista mi aveva raccontato una novella: "Freud è come quel tale che entrato in una casa sconosciuta e buia, accende casualmente la candela nel cesso e da lì studia e interpreta tutta l'abitazione." Un paio di psicologi mi avevano guardato storto; uno perché: "Stavo a perdere tempo in minchiate superate" l'altro denunciava la fissazione patologica dell'Autore, a suo dire noto cocainomane, sulla sessualità.
Siccome stavo leggendo un libro e non commettendo un reato ero rimasto meravigliato da quelle reazioni non richieste, sopra le righe e ostili, a maggior ragione perché nella lettura riconoscevo nel merito pietre angolari di me stesso e della società tutta; nel metodo un'umiltà intelligente - che osserva, pensa e solo poi dice- invece che minchiate di un drogato. Così avevo chiesto motivo della smodata avversione. Nessuno mi aveva risposto nel merito, così avevo constatato che l'ostilità era generata, oltre che da ignoranza, da impulso privo di pensiero. Rimozione viscerale dell'Autore sospetta proprio per la mancanza di ragioni. Forse un inconsapevole contestare per difendere concetti acquisiti parziali e falsi nel definire sé stessi, che Freud, in qualche modo, smascherava. Veritas odium parit.