Bruno Vergani
Radiografie appese a un filo. Condivisione di un percorso artistico, davanti al baratro con angoscia parzialmente controllata.
Gioco dell’oca: torna alla casella 1
Gli antropologi sono abbastanza concordi nel definire le spiritualità dei popoli precolombiani panenteiste, ossia che Dio pur immanente nell’universo non coincide, piatto, piatto, con la natura esaurendosi con essa come nel panteismo, ma la trascende[1]. Panteismo e panenteismo concezioni che nell’occidente cristiano abbiamo raggiunto[2] dopo millenni di ricerca, di conflitti religiosi e di arsi vivi.
Visto il tempo perso e le sofferenze arrecate per poi alla fine ritornare a spiritualità ancestrali, ci sarebbe da chiedersi se avremmo avuto un mondo migliore senza il teismo, i suoi libri e chiese, ma siccome oltre al tempo perso e alla sofferenza arrecata le religioni rivelate hanno anche fatto cose buone è difficile rispondere.
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1 In alcuni panenteismi che Dio è trascendente non significa solo che, seppur immanente, precede e supera l’universo fisico, ma anche che è coscienza alla quale è possibile rivolgersi, piuttosto che un funzionamento impersonale: i nativi americani ci parlano col Grande spirito, che è un qualcuno (non per questo antropomorfo) invece di nessuno.
2 Concezione che abbiamo raggiunto ma alla quale siamo anche tornati, visto che il panenteismo di un nativo americano assomiglia, per certi versi, a quello di un Eraclito.
Percorsi fluttuanti
Visto che il più delle volte i filosofi elaborano il proprio pensiero reagendo al pensiero dei filosofi che li hanno appena preceduti, confermandolo, integrandolo o correggendolo, se la filosofia poggiasse tutta sulla razionalità quella migliore sarebbe sempre la più recente, come ad esempio accade nello sviluppo tecnologico.
Non è così per numerosi motivi, forse non ultimo quello che la filosofia oltre che dalla ragione è anche mossa dall’irrazionale.
Va 'a rubbà, tuocc 'e femmene
ChatGPT con le sue risposte tra il precisino e l’inibito, un po’ da primo della classe, un po’ alla Robertino di “Ricominciamo da tre” di Troisi [qui la clip], risulta noiosetto.
Addestrarlo all’irrazionale ficcandogli dentro algoritmi perturbanti non risolverebbe il problema, per vitalizzarlo davvero bisognerebbe fornirlo di un bel inconscio.
Novità tecnologiche
Costicchia un po’ ma è davvero potente l’Apple vision pro (qui cos’è). Niente di nuovo, in fin dei conti la realtà virtuale è iniziata con l’ancestrale artefatto di un ominide che, scostandosi dalla realtà naturale, piantò un palo nella radura con funzione di segno, di porta a una realtà ideale.
Mondo degli uomini/Mondo della natura; Soggettivo/Oggettivo; Ideale/Reale... e il mondo che abita nella nostra testa nel processo evolutivo si è gonfiato al punto da strabordare sulla realtà esterna mediandola[1], una sorta di Apple vision pro sempre acceso incistato nel cranio.
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1 Il mondo come “mia” rappresentazione (Schopenhauer).
Patatrac
Spartaco, Gesù di Nazareth, Masaniello, Pancho Villa, Che Guevara, van bene se ne capita uno ogni cento anni, qualcuno in più la società ne soffrirebbe, tutti così collasserebbe, per fortuna la maggioranza è costituita da gente abbastanza sana: fornai, tecnotronici, veterinari, benzinai, affidabili macchinisti…
Approdi mistici dell’ultima ora
Accade piuttosto di frequente che religiosi in conflitto con l’istituzione di appartenenza approdino alla mistica, che giudicano dimensione più congrua e più nobile per incontrare Dio, rispetto al conformarsi alle forme istituzionali e ai rituali codificati dalla confessione religiosa[1].
Scelta che sovente produce percorsi teoretici valorosi, ma se andiamo a vedere le implicazioni concrete di questa svolta mistica, non di rado constatiamo prassi eclettiche egotistiche vicine alla più ingenua New Age.
Forse indizio che la mistica è un semplice pretesto utilizzato dai ribelli per nascondere a se stessi la scelta che hanno compiuto, lecita ma non scevra da limiti e rischi, di tendere alla realtà ultima per proprio conto, tutti poggiati su se stessi[2].
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1 Va da sé che le confessioni religiose per autotutelare il proprio esistere, hanno prodotto una vasta agiografia di mistici che entrano in Dio non oltre ma tramite le proprie forme istituzionali e liturgiche.
2 L’annullamento della volontà e dell’io se invece del silenzio producono un insegnamento prolisso, sono prova sicura di un io volenteroso e pimpante in azione; più proclama di non esistere e più diventa ipertrofico.
Versione celeste
La strana omelia dell’arcivescovo Delpini al funerale di Berlusconi (qui il video di sei minuti) un po' criptica, aforistica e contorta, un po' ambigua e asettica, si presta a differenti interpretazioni. Forzandola si potrebbe vedere il giudizio di Dio che annichilisce la vanità umana, o all'opposto una certa santificazione del defunto, così è (se vi pare) ognuno secondo il proprio pregiudizio.
Interpretazione più corretta è forse quella che vede una smisurata misericordia di Dio azzerare ogni peccato nella gloria del suo mistero. Concezione teologica che evoca il pensiero di don Giussani; può anche essere che l'arcivescovo nello stilare l'omelia abbia chiesto qualche dritta al cardinal Scola. In tale visione la morale non poggia sul comportamento umano in rapporto all'idea condivisa che abbiamo del bene e del male relata all'imputabilità del soggetto, ma su una singolare teoria etico-assiologica di appartenenza alla Chiesa: se appartieni sei redento, indipendentemente da come agisci. Concezione che può giustificare derive morali micidiali quindi performante nel caso di specie oggetto dell'omelia.
Se invece prendiamo alla lettera ciò che l’arcivescovo ha detto davvero, constatiamo che da una parte afferma che con la morte l’uomo rimane di fronte a Dio nella sua nuda essenza, come al netto della sua biografia in una sorta di dimensione prepersonale, dall’altra poggiando ambiguamente sull'impianto giussaniano afferma invece che la biografia personale conta e in questa l'edonismo non è peccato, e anche se i desideri di vita e di felicità di noi mortali sono necessariamente limitati e imperfetti, sotto, sotto, sono mossi da un nucleo di amore puro. Delpini rispetto alla concezione di Giussani apporta un paio di varianti: 1 basta e avanza essere uomini per ottenere redenzione; 2 i nostri desideri umani causa di peccato non verranno azzerati ma spiritualizzati: in questo processo di giudizio-compimento, Dio alla nostra morte prenderà i desideri personali elevandoli a un grado più alto, forte e pieno, nel regno dei cieli.
E così ecco l'omelia che, tra le righe, celebra lassù l’anima del defunto che baldante tira dritto perseguendo, come in terra così in cielo, il proprio interesse però divinizzato; dell’imprenditore che indifferente all’etica della responsabilità -business is business- fa affari paradisiaci; del mattacchione che se la ride delle regole morali istituite; del politico che noncurante del pluralismo gioca sporco a gloria di Dio; del personaggio noto che si trastulla nel suo angelico narcisismo; dell’erotomane scanzonato impegnato a oltranza in orgasmi celestiali. Così, senza bisogno di meritarselo perché sono tutte espressioni di amore, mica è moralista la Chiesa di Milano basta e avanza nascere esseri umani per avere pieno diritto a quel paradiso.
Il sorpasso
Maestri New Age imperversano, da mattina a sera insegnano come vivere nel modo giusto, qualcuno lo fa proprio di mestiere. Ne ho visto uno di Giovinazzo che si dice sciamano, porta i depressi nel bosco e li fa urlare di brutto e quelli stanno meglio, trascorsi un paio di mesi anche loro si proclamo sciamani, portano i depressi nel bosco li fanno urlare di brutto e quelli stanno meglio.
Non so come abbiano fatto in così pochi anni a soppiantare preti, medici, psichiatri, filosofi, psicoanalisti e psicologi; che sia per questo lesto e laicissimo passare da paziente a medico?
Insegnamenti Zen
E mentre contemplavo l’upupa posata sulla punta del cipresso… PAM ! Colpita in pieno dalla fucilata di un cacciatore. Tra lo stato d’animo ingenuo-estasiato di prima del PAM e quello realistico-basito di dopo, un tempo infinitesimale di vuoto, di limbo.
In accadimenti tanto rapidi e imprevisti la mente ritarda a unificare il molteplice sensibile raccordandolo in successione logica, ed è rimasta come sospesa in una realtà dove non c'è più il contemplatore e neppure il cacciatore. A certe velocità non c'è più soggetto.
Rock'n'roll robot
Ed io che pensavo che Rock'N'Roll Robot[1] fosse solo una simpatica canzonetta di un po’ di anni fa, invece si è rivelata la descrizione più puntuale del Transumanesimo tecnologico. Roba forte (vedi Mind uploading), roba che sta soppiantando la bimillenaria credenza nella resurrezione dei morti.
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1 Da Rock'n'roll robot (Alberto Camerini, 1981)
“C'è questo tipo strano, vedrai ti piacerà,
[…] è come un Arlecchino ma non si rompe mai,
attacchi la corrente, si accende e partirà
[è] di plastica e di acciaio che non si ferma mai.
[…] ha un cuore di bambino che non si rompe mai,
attacchi la corrente vedrai ti partirà”.